La scorsa settimana gli investitori non si sono di certo annoiati a Wall Street. Tra cambi di rotta, improvvisi colpi di scena e sorprese dell'ultima ora, c'è stato un saliscendi di emozioni vietato ai deboli di cuore. Proprio nel momento in cui il sentiment del mercato aveva raggiunto l'apice della depressione, mercoledì 9 aprile è arrivato il coup de théâtre.
Le tariffe americane saranno congelate per 90 giorni per decine di Paesi. "Occorre flessibilità", ha detto Trump. Sulla Borsa americana si è scatenato un putiferio, con gli indici
S&P 500 e Nasdaq Composite che hanno chiuso la seduta in rialzo rispettivamente di circa 10 e 12 punti percentuali.
L'ebbrezza tuttavia è durata poco. Trump non ha fatto mezzo passo indietro nei confronti della Cina. Anzi, ha inasprito lo scontro commerciale innalzando le tariffe e dando vita a un botta e risposta. Alla fine, i dazi USA sulle merci cinesi importate negli Stati Uniti sono arrivati al 145%, mentre i prelievi cinesi sull'import dei beni americani si attestano al 125%.
Le ostilità probabilmente non sono finite, perché il repertorio di strette, repressioni e colpi bassi di entrambi i contendenti sembra ancora molto ampio. Fatto sta che Wall Street è tornata a scendere, anche perché gli investitori, superata la sbornia di metà settimana, hanno cominciato a chiedersi cosa succederà quando la pausa di 90 giorni terminerà.
Wall Street: per BofA ora c'è solo da vendere
L'umore a Wall Street quindi ha ripreso a scurirsi. Michael Harnett, strategist di Bank of America, raccomanda agli investitori di vendere le azioni in Borsa dopo qualsiasi rally. Almeno "fino a quando la Federal Reserve non interverrà e la guerra commerciale globale tra USA e Cina non si ridimensionerà", ha affermato.
A suo avviso, i dazi trumpiani "stanno trasformando l'eccezionalismo degli Stati Uniti in un ripudio del Paese". Per questo, "fino a quando lo S&P 500 non raggiungerà i 4.800 punti, bisogna solo vendere", ha ribadito.
Tuttavia, Hartnett ha sottolineato che molti investitori hanno mostrato "un'enorme resistenza" a questa visione, poiché si aspettano che un crollo delle stime sugli utili mandi l'indice verso i 4.000 punti. L'esperto ritiene che l'aumento dei rendimenti obbligazionari, il calo delle azioni e l'indebolimento del dollaro stiano "guidando la liquidazione degli asset globali e probabilmente costringeranno i responsabili politici ad agire". In ogni caso, gli investitori dovrebbero "vendere gli strappi negli asset di rischio", ha precisato.