La settimana che è appena iniziata risulta essere una delle più importanti dell'anno per il mercato azionario statunitense, in vista di due appuntamenti che con molte probabilità tracceranno il cammino dei listini nel 2023. Uno riguarda la
pubblicazione dei dati sull'inflazione relativa al mese di novembre. A ottobre l'indice dei prezzi al consumo è sceso al 7,7% su base annua, in maniera più pronunciata rispetto all'8% atteso dagli analisti. Questo è stato un segnale importante che l'inflazione si sta raffreddando. Ora gli investitori attendono conferma, perché in tal caso la
Federal Reserve potrebbe davvero allentare il ritmo delle strette sui tassi d'interesse.
L'altro appuntamento di grande rilevanza è relativo proprio alla
riunione periodica che tiene la Banca Centrale statunitense e dove decide sul costo del denaro e sulle linee di politica monetaria. Le aspettative sono per un incremento dei tassi di riferimento di mezzo punto percentuale, ma tutta l'attenzione è concentrata sulle intenzioni future dell'istituto guidato da
Jerome Powell.
È conveniente comprare quando la Fed smette con i rialzi?
Un punto denso di significato è sapere quando la Fed smetterà di alzare i tassi d'interesse. Sarà difficile ottenere questa informazione già dal meeting di dicembre, perché molte cose ancora dovranno succedere a livello macroeconomico, ma tra le righe dei discorsi del Governatore si potranno captare alcuni segnali da non trascurare. Per gli investitori avere un'idea di massima su questo è importante perché, in genere, quando la Fed interrompe la serie dei rialzi, le azioni riprendono a salire.
Ma è sempre così? In realtà no. Lo osserva uno studio di Bank of America, che mette in luce come tutto ciò si è verificato negli ultimi 30 anni solo durante i periodi di disinflazione. Mentre, quando l'inflazione era persistentemente elevata, ossia nel decennio 70-80, dopo l'ultimo rialzo dei tassi le azioni sono scese. E questo è un periodo in cui il costo della vita si è mantenuto alto per un lasso di tempo abbastanza lungo. BofA si aspetta che la Fed aumenti i tassi per l'ultima volta a marzo del 2023, ma predica cautela nell'entrare subito a mercato.
Investimenti: cosa comprare e cosa no secondo BofA
La banca d'affari americana consiglia di comprare titoli che riescono ad avere buone performance in un contesto inflazionistico, ma stabile, oltre che di sfruttare i cali di materie prime, i titoli bancari, le small cap, le azioni value e gli asset europei ed emergenti. Tra le attività da cui tenersi alla larga, per gli analisti della banca vi sono i titoli tecnologici, i private equity e il credito privato.
Al riguardo, BofA mostra come circa 5,7 miliardi di dollari sono usciti dai fondi azionari globali nella settimana fino al 7 dicembre. In tale contesto, i fondi azionari europei hanno ottenuto deflussi per la 43esima settimana consecutiva, mentre i fondi value statunitensi hanno riportato afflussi. Relativamente ai vari settori, piccole entrate nette si sono verificate nei servizi di consumo e comunicazione; mentre, per quanto concerne i materiali e la tecnologica, vi sono stati prelievi rispettivamente di 300 e 200 milioni di dollari.