Dopo un rally impressionante da inizio anno, l'ultima ottava a Wall Street è stata caratterizzata dalle prese di profitto. A dare un forte scossone ci ha pensato la
Federal Reserve, che nell'ultima riunione dell'anno ha annunciato per il 2025 solo due tagli ai tassi di interesse rispetto ai tre/quattro attesi dal mercato. Contestualmente, i rendimenti dei titoli di Stato sono saliti innescando un sell-off alla Borsa americana.
Le vendite delle azioni mettono ora in dubbio quello che solitamente si verifica a fine anno, ovvero un fenomeno conosciuto come rally di Babbo Natale. Si tratta di una situazione in cui nelle ultime cinque sessioni a Wall Street dell'anno e nelle prime due dell'anno successivo, si registra un rialzo delle azioni.
Secondo i dati riportati dallo Stock Trader's Almanac, dal 1969 in questo periodo si sono registrati in media rendimenti dell'1,3% dell'
S&P 500. Inoltre, negli ultimi 50 anni, se il rally di Babbo Natale si unisce a un rialzo nei primi cinque giorni di Borsa di gennaio e a indici positivi alla fine dello stesso mese, nel 90% dei casi Wall Street per l'anno chiude in verde.
Wall Street: ecco perché vendere le azioni
La svolta da falco della Fed però preoccupa, perché storicamente i mercati hanno dimostrato di trovarsi poco a loro agio con politiche monetarie meno accomodanti di quanto richiesto.
Secondo Michael Hartnett, strategist di Bank of America, unendo il nuovo approccio della Fed al sentiment ultra-rialzista finora avuto dagli investitori azionari, se ne ricava una "improvvisa contrazione della propensione al rischio". A preoccupare l'esperto c'è anche il fatto che l'ampiezza del mercato azionario sta lanciando segnali "terribili".
In sostanza, il rally di Wall Street finora è stato guidato da pochi titoli. Se ad esempio si prende in considerazione l'indice S&P 500 Equal Weighted, che assegna lo stesso peso a tutti i componenti del benchmark, si ottengono risultati molto diversi rispetto alla versione classica. Dal massimo di novembre, tale indice è sceso di circa il 7%, a fronte di un passivo intorno al 2% dell'S&P 500.
Questo cosa comporta? Che "pochi titoli devono continuare a salire per mascherare qualsiasi correzione in corso sotto la superficie", ha osservato Hartnett. L'esperto non molto tempo fa ha consigliato agli investitori di investire nelle azioni fuori dagli Stati Uniti prima che il neo presidente eletto Donald Trump entri in carica.
Un avvertimento simile è stato lanciato da Matt Maley, Chief market strategist presso il gestore patrimoniale Miller Tabak. "Stiamo finendo l'anno con gli operatori che finalmente si trovano ad affrontare la realtà: il mercato azionario è estremamente costoso e la Fed non sarà così accomodante come pensavano", ha affermato.
Adam Turnquist, capo strategist di LPL Financial, invece osserva come la percentuale di azioni scambiate al di sopra delle rispettive medie mobili a 200 giorni sia scesa al 56% la scorsa settimana, ovvero al minimo dell'anno. "Consigliamo di attendere che si stabilisca il supporto e che lo slancio migliori prima di intensificare l'acquisto del calo", ha affermato facendo riferimento al sell-off post Fed.