Oggi inizia la due giorni di riunioni della
Federal Reserve e a Wall Street si dibatte sull'entità del taglio dei tassi di interesse USA. Forse mai come in questa occasione c'è incertezza sulle decisioni che prenderà la Fed, ossia se metterà in campo un taglio di 50 punti base o si limiterà a un più comodo quarto di punto percentuale.
Il
FOMC è combattuto perché sarebbe diverso il messaggio dato all'esterno a seconda che faccia una scelta o un'altra. Una mossa più aggressiva potrebbe trasmettere un segnale forte di accomodamento per rilanciare l'economia, ma allo stesso tempo fornirebbe la sensazione che la Banca centrale sia seriamente preoccupata per le condizioni economiche degli Stati Uniti. Un abbassamento del costo del denaro più misurato forse metterebbe più a loro agio i mercati, ma potrebbe non essere sufficiente a evitare una recessione attraverso un atterraggio morbido.
Il fatto è che di norma gli investitori preferiscono un ambiente di tassi bassi perché le aziende sostengono costi più contenuti per finanziare la propria attività e le azioni rappresentano un'alternativa più allettante rispetto al reddito fisso. Ma tutto dipende sempre da cosa c'è dietro a un taglio dei tassi. Se la Fed lo fa perché vuole stimolare ulteriormente l'economia dopo aver raggiunto i suoi obiettivi di inflazione, la mossa viene vista in genere in maniera positiva. Se a guidare la Banca centrale è la lotta a una recessione in corso o che sta per arrivare, si è di fronte a una situazione molto più complicata e i mercati potrebbero non reagire bene.
Wall Street: la crescita e l'occupazione i fattori più importanti
Ma siamo sicuri che sono i tagli ai tassi di interesse in questo momento a determinare l'andamento delle azioni a Wall Street? Gli strategist di diverse grandi banche americane non ne sono convinti.
Secondo Mike Wilson di Morgan Stanley, è l'occupazione americana il principale fattore da tenere in considerazione. "Se i dati sul lavoro si indeboliscono, i mercati possono negoziare con un tono di avversione al rischio indipendentemente dal fatto che la prima mossa della Fed sia di 25 o 50 punti base", ha scritto in una nota. Tra l'altro, sottolinea come un rafforzamento del mercato del lavoro comporterebbe che "una serie di riduzioni di 25 punti base fino alla metà del 2025 possa sostenere ulteriormente le valutazioni azionarie".
Sulla stessa linea è David Kostin, strategist di Goldman Sachs, secondo cui "mentre alcuni investitori ritengono che la velocità dei tagli della Fed sarà il fattore determinante per i rendimenti azionari nei prossimi mesi, la traiettoria di crescita è in definitiva l'elemento più importante per le azioni". A suo giudizio, il mercato salirà anche con un allentamento minore della Fed nonostante l'aumento dei rendimenti obbligazionari. Viceversa, "se il mercato prezza un ulteriore allentamento della Fed a causa del peggioramento dei dati economici, le azioni faranno fatica anche se i rendimenti obbligazionari diminuiscono". ha affermato.
Cosa dice la storia
Può essere utile vedere come si sono comportate le azioni a Wall Street nel passato a seguito dei tagli della Fed. Da un'analisi di JP Morgan Chase risulta che la reazione iniziale dopo l'inizio di un allentamento è stata modesta, mentre poi molto dipendeva dalla crescita dell'economia statunitense. La più grande banca americana osserva però che le azioni sono avanzate in media appena del 4% nei 12 mesi precedenti ogni ciclo. Kostin di Goldman Sachs tuttavia considera inaffidabile qualsiasi analisi storica, alla luce delle condizioni attuali dell'economia a stelle e strisce.