Dopo il rally dell'ultimo mese, le azioni a Wall Street sono tornate ad essere costose alimentando dubbi sulle scelte da fare per il 2025. Gli investitori hanno assaporato una ventata di sereno sulla possibilità che i colloqui tra Stati Uniti e Cina pongano fine a una guerra commerciale che rischia di infliggere un colpo tremendo alle due superpotenze. Tuttavia, bisogna vedere quanto di tutto ciò sia già incorporato nei prezzi di mercato, mentre qualsiasi sorpresa negativa potrebbe riverberarsi sulle quotazioni in Borsa.
Il mercato ha tirato un sospiro di sollievo dopo la presentazione delle trimestrali da parte delle Big Tech che hanno guidato il rally a Wall Street nell'ultimo biennio. Le megacap tecnologiche non hanno rivelato nelle loro guidance contraccolpi particolari a causa dei dazi statunitensi, dissipando in questo modo le preoccupazioni della vigilia.
Le rassicurazioni sono arrivate anche sul fronte delle previsioni di spesa sull'intelligenza artificiale. Non ci sarà alcuna sostanziale revisione, il che allontana i timori di un rallentamento della crescita. Rimane sullo sfondo lo spauracchio di una recessione negli Stati Uniti. I dati macroeconomici più recenti sono stati contrastanti, ma l'effetto dei dazi ancora non si è riflesso veramente sull'economia e non risulta evidente dalle letture fin qui effettuate.
Wall Street: vanno comprate le azioni?
In un contesto così incerto è veramente difficile fare previsioni attendibili su quale sarà l'andamento delle azioni americane a Wall Street nei prossimi mesi, in quanto ci sono motivazioni valide a sostegno sia di proiezioni rialziste che di eventuali debacle.
Secondo il Market Intelligence desk di
JP Morgan Chase, nel breve periodo
è più probabile un'incursione dell'indice S&P 500 a 6.000 punti piuttosto che una discesa. La previsione trova conforto in alcuni catalizzatori, quali una stagione degli utili migliore del previsto, notizie positive sul fronte commerciale, riacquisti di azioni proprie e la verve rialzista degli investitori retail. La musica cambia però nel medio periodo, dove emerge il "rallentamento dell'economia americana", hanno sottolineato gli esperti.
Anche gli analisti di
Barclays sono nel complesso positivi, sostenendo che le azioni statunitensi potrebbero salire nonostante "l'incertezza persistente riguardo l'agenda sui dazi del presidente USA
Donald Trump e il suo impatto sull'economia in generale". Il team guidato da Emmanuel Cau ritiene che la pausa di 90 giorni sulle tariffe reciproche "lasci ancora tempo per raggiungere accordi commerciali".
Di avviso differente è invece Josh Schiffrin, Chief strategy officer di Goldman Sachs, che ha portato la sua posizione sulle azioni USA da rialzista a neutrale. "I prezzi si sono ora adeguati in modo significativo per riflettere molto più ottimismo sul quadro commerciale", ha scritto in una nota ai clienti.
Sulla stessa lunghezza d'onda Delphine Arnaud, portfolio manager di Edmond de Rothschild, che sta riducendo l’esposizione agli Stati Uniti. "Ne stiamo approfittando per prendere profitti", ha dichiarato descrivendo il rally attuale "guidato più dal posizionamento e dal sentiment che dai fondamentali". Tra i motivi per evitare le azioni statunitensi, Arnaud ha citato "le deboli aspettative sugli utili e i crescenti rischi di recessione". Inoltre, ha affermato di non voler comprare titoli di aziende "che saranno colpite dalle tensioni commerciali".