Se Wall Street questa settimana ha registrato l'ennesimo record degli indici azionari, c'è un aspetto che desta qualche preoccupazione:
il deterioramento dell'ampiezza di mercato. Nelle ultime nove sedute, il numero dei componenti dell'
S&P 500 che hanno riportato una perdita è stato superiore al numero dei componenti che hanno realizzato un profitto. Si tratta della striscia più lunga degli ultimi 20 anni.
Se si guarda alla media mobile a 50 giorni, meno della metà dei titoli del benchmark sta negoziando al di sopra di essa. Mentre il 34% è oltre la media mobile a 20 giorni e appena il 25% sopra quella a 10 giorni (dati Bloomberg). Nessun indice globale, eccezion fatta per la Corea del Nord, ha dati così negativi.
Ma allora cosa spiega l'ascesa incontenibile dell'S&P 500? Semplice: la straordinaria performance delle Big Tech che travolge tutto il resto. Le Magnifiche Sette di Wall Street infatti hanno guadagnato in otto delle ultime dieci sedute grazie al rinnovato entusiasmo per l'intelligenza artificiale, confermandosi come la guida indiscutibile della Borsa americana per via del loro peso sempre più decisivo. Se si attuasse una versione equal-weight dell'S&P 500, si otterrebbero risultati molto diversi da quelli visto finora. In sostanza, l'indice sarebbe sceso per sette giorni consecutivi fino a martedì, segnando la più lunga serie di perdite dal 2018.
Wall Street: la scarsa ampiezza di mercato deve preoccupare?
Un mercato poco ampio rappresenta senza dubbio una crepa nel rally di Wall Street, in quanto se la tendenza delle Big Tech dovesse invertire, le azioni americane potrebbero subire uno scossone molto forte. Quanto bisogna preoccuparsi? Gli strategist di SentimentTrader descrivono il fenomeno in atto come un primo segnale che "gli investitori hanno iniziato a esitare in un mercato rialzista lungo e forte".
Craig Basinger, Chief markets strategist di Purpose Investments, sottolinea che "l'ampiezza si è deteriorata piuttosto rapidamente mentre il mercato raggiunge nuovi massimi". Inoltre osserva come "un minor numero di titoli nel benchmark statunitense venga scambiato al di sopra delle linee di supporto chiave". Esprime preoccupazione anche Lawrence McMillan, presidente e fondatore di McMillan Analysis Corp., secondo cui "la scarsa ampiezza del mercato è sul punto di generare un segnale di vendita".
Più rassicuranti sono le considerazioni di Gillian Wolff, global equity strategy di Bloomberg Intelligence. L'esperta ritiene che è importante la media mobile presa a riferimento. Ad esempio, osserva, se si valuta quella di lungo termine a 200 giorni, la percentuale di membri dell'S&P 500 che scambiano al di sopra si aggira intorno al 73%, ovvero nell'intervallo tra il 70% e l'80% che si è tenuto quest'anno.