Dopo il terremoto innescato dal presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ad inizio aprile, l'indice S&P 500 ha chiuso i sei mesi da gennaio a giugno con un rialzo del 5,50%.
Dopo due anni di grandi rialzi, sembrava ormai impossibile vedere il segno verde dei listini borsistici americani. Tutto è tornato a posto quando il capo della Casa Bianca ha dapprima congelato le tariffe per 90 giorni e poi ha raggiunto importanti accordi commerciali, soprattutto con la Cina.
Nel contempo, si è placata la tensione in Medio Oriente grazie alla tregua raggiunta nella guerra tra Israele e Iran. Così, adesso gli investitori guardano con maggiore fiducia agli indici azionari al giro di boa.
Wall Street: ecco cosa valutare da ora in avanti
La sensazione generale che il peggio sia passato non deve impedire agli investitori di porsi alcune domande chiave su quanto potrebbe accadere nel resto dell'anno. Ci sono almeno sei aspetti che secondo gli osservatori di mercato dovranno essere presi in considerazione.
Innanzitutto la questione dei dazi. In ballo ci sono ancora degli accordi che non sono stati conclusi e per cui gli Stati Uniti e altri Paesi sono in trattativa. I colloqui più rognosi sembrano essere quelli con l'Unione europea e la scadenza del 9 luglio riguardo il congelamento delle tariffe incombe.
Il punto è che, anche se i prelievi più severi dovessero essere ritirati, rimane pur sempre un aumento effettivo rispetto a prima che potrebbe far salire l'inflazione, hanno affermato gli analisti di Goldman Sachs. L'entità delle ricadute sui dazi si vedrà comunque con la stagione delle trimestrali che si sta per avviare, mentre il consensus stima una crescita del 5,9% degli utili delle società rappresentative dell'indice S&P 500.
Il secondo aspetto sono i
tassi di interesse della Federal Reserve. La pressione di Trump affinché la Banca centrale tagli il costo del denaro in modo aggressivo si è fatta più insidiosa negli ultimi tempi, ma il governatore
Jerome Powell, il cui mandato scade il prossimo anno, cerca di muoversi con cautela per evitare l'insorgere dell'inflazione.
Il mercato festeggerebbe una Fed accomodante, ma questo potrebbe anche voler dire che l'economia americana e il mercato del lavoro si sono indeboliti. I trader comunque al momento scontano dai due ai tre tagli entro la fine del 2025.
Il terzo aspetto ha a che fare con le Big Tech. Le azioni delle grandi aziende tecnologiche sono tornate a guidare il rally a Wall Street, dopo un periodo di difficoltà. Questo movimento ha però fatto tornare vecchie preoccupazioni, ossia che poche società sono in grado di fare il bello e il cattivo tempo alla Borsa americana.
In altri termini, se la stagione delle trimestrali dovesse riservare qualche brutta sorpresa e dovessimo assistere al crollo delle Magnifiche Sette, cosa ne sarebbe degli indici americani? Molti investitori sperano che l'ampiezza di mercato cresca e un numero maggiore di aziende partecipi alle performance dell'S&P 500. "Sospetto che se il mercato continuerà a spingere verso l'alto, sarà necessario vedere un ampliamento", ha detto Brent Schutte, Chief investment officer di Northwestern Mutual Wealth Management.
Il quarto aspetto sono le valutazioni delle azioni, che ora hanno raggiunto livelli elevati. L'indice S&P 500 scambia all'incirca a 22 volte gli utili previsti nei prossimi 12 mesi, ovvero al livello più alto da febbraio e al di sopra della media di lungo termine di poco meno di 16 volte.
Per giustificare certi multipli, è necessario che le aspettative sugli utili crescano. Il rischio però è alto, anche perché i prezzi delle azioni potrebbero essere messi sotto pressione dall'impennata dei rendimenti dei titoli di Stato, specialmente con l'approvazione dell'ultima legge fiscale.
Il quinto aspetto è relativo ai dubbi su quello che viene definito come "eccezionalismo statunitense". Se le azioni americane hanno sovraperformato quelle di altri Paesi negli ultimi anni è perché gli investitori nutrivano grande fiducia in tutto ciò che attenesse agli Stati Uniti. Oggi, il mercato si sta allontanando da asset considerati da sempre porti sicuri come Treasury e dollaro. Si potrà quindi ancora parlare di "eccezionalismo"?.
Infine va considerata la geopolitica. Bisognerà cioè vedere quale sarà l'evoluzione dei conflitti in corso a Gaza e in Ucraina, ma soprattutto se effettivamente durerà la tregua tra Israele e Iran. Una ripresa delle ostilità qui potrebbe essere molto pericolosa per l'economia globale, in quanto innescherebbe nuovamente una spirale inflazionistica generata dai prezzi del petrolio che finirebbe per impattare sulle quotazioni azionarie.