Il petrolio continua la sua corsa nel mercato delle materie prime facendo registrare
massimi e minimi più alti. La soglia di 120 dollari al barile probabilmente verrà infranta e secondo alcuni analisti
le quotazioni dell'oro nero potrebbero arrivare a 150 dollari entro quest'anno. La riunione dell'
OPEC+ della scorsa settimana non è bastata a contenere l'aumento dei prezzi. I Paesi esportatori di petrolio hanno aumentato a sorpresa l'offerta a 684 mila barili al giorno a partire dal prossimo mese, mentre il mercato si aspettava una conferma di 432 mila barili. La notizia di per sé è positiva, non fosse che tale aumento risulta
insufficiente per riequilibrare un mercato che vede la domanda di gran lunga superiore all'offerta.
Non hanno in tal senso aiutato altri 3 fattori. Il primo riguarda l'embargo che l'Europa ha imposto sulle importazioni di greggio russo, almeno per quanto riguarda la parte via mare, che comunque corrisponde al 90% del totale. Il secondo fa riferimento alla riapertura delle attività in Cina dopo il blocco per il Covid-19, il che rilancerà verosimilmente la domanda del Dragone accentuando ancora di più la disparità con l'offerta. Il terzo concerne la diminuzione delle scorte di petrolio negli Stati Uniti ben oltre il calo previsto dal mercato.
Wall Street: ecco dove investire
Investire sulle azioni delle società petrolifere potrebbe essere un esercizio troppo facile in queste condizioni di mercato. Selezionare piuttosto che sparare nel mucchio però potrebbe mettere maggiormente al riparo da brutte soprese. Secondo Neal Dingmann, analista di Truist, bisogna tener conto che i prezzi elevati del petrolio potrebbero portare a una distruzione della domanda, che farà calare le quotazioni. A quel punto il costo delle trivellazioni sarebbe destinato a crescere.
Tuttavia, finché ciò non accade vi è spazio di crescita per le azioni. Al riguardo ne individua 5 in particolare che hanno un grande free cash flow, in grado di restituire oltre l'80% della capitalizzazione agli azionisti attraverso i dividendi e i piani di buyback azionario.
Callon Petroleum
Al primo posto vi è Callon Petroleum, società con sede a Houston, Texas, che ha la capacità di restituire agli azionisti l'86% del suo valore di mercato, ossia una cifra corrispondente a 3,1 miliardi di dollari. Le azioni da inizio anno sono cresciute di circa il 25%.
SilverBow Resources
Al secondo posto vi è SilverBow Resorurces, compagnia texana, con una capacità di restituzione del 72% del valore di mercato, a 620 milioni di dollari. Il titolo nella Borsa di New York ha praticamente raddoppiato il suo valore quest'anno.
Murphy Oil
Al terzo posto troviamo Murphy Oil, con sede in Eldorado, Arkansas, che potrebbe restituire il 69% del capitale, per un valore pari a 4,7 miliardi di dollari. Le azioni hanno realizzato una performance di circa il 67% dal 1° gennaio 2022.
Ovintiv
Al quarto posto si colloca Ovintiv, società di Denver Colorado, con una cifra di restituzione corrispondente al 67% di capitalizzazione, ossia 9,8 miliardi di dollari. Il titolo a Wall Street ha guadagnato circa il 75% da inizio anno.
Ranger Oil Corporation
Infine troviamo Ranger Oil Corporation, in grado di restituire il 65% del capitale, cioè 1,2 miliardi di dollari. Anche per le azioni della compagnia di Houston, Texas, quest'anno si sono realizzati grandi guadagni in Borsa, con un rialzo di circa l'87%.