Toshiba si è delistata oggi dalla Borsa di Tokyo dopo 74 anni. Il gruppo di private equity Japan Industrial Partners (JIP) ha messo in piedi la più grande operazione di leveraged buyout del Giappone, investendo 2.000 miliardi di yen - pari a 14 miliardi di dollari - per acquisire la storica compagnia tecnologica giapponese.
L'abbandono di Toshiba mette fine a otto anni di enormi turbolenze all'interno della società, caratterizzate da scandali finanziari, smantellamenti di assets e faide interne tra management e azionisti attivisti. Tutti problemi che si sono incancreniti e che hanno trovato sempre un ostacolo per il superamento degli stessi, andando contro l'interesse degli azionisti.
In un contesto siffatto, l'unica soluzione per l'azienda non poteva che essere quella di finire in mani private per tentare una ristrutturazione vera e propria. "La società sta compiendo un passo importante verso un nuovo futuro con un nuovo azionista che si sforzerà di migliorare ulteriormente il suo valore aziendale e contribuire alla società", ha dichiarato Toshiba in un comunicato.
Toshiba: storia di un calvario
La mattanza di Toshiba ha inizio nel 2015, quando la società svela scorrettezze contabili in diverse divisioni, coinvolgendo i vertici aziendali. In particolare, avrebbe sovrastimato l'utile ante imposte in sette anni. A marzo del 2017, l'unità statunitense Westinghouse Electric acquisita due anni prima, presenta istanza di fallimento affidandosi al Chapter 11. Per Toshiba è un trauma da 6 miliardi di dollari, per cui mette in vendita la redditizia attività di chip Toshiba Memory.
Questo permette di evitare il delisting, mentre nel contempo Goldman Sachs convince la società ad effettuare un aumento di capitale di 6 miliardi di dollari. Nell'azionariato entrano soprattutto hedge fund, che spingono in maniera aggressiva affinché il valore intrappolato nelle attività non strategiche dell'azienda venga sbloccato. Si tratta di un cambiamento cruciale per una società che nel suo DNA aveva l'idea di espandersi sempre.
Nel gennaio 2020 emergono però altri scandali contabili, mentre nell'aprile 2021 CVC Capital Partners fa un'offerta non richiesta di 21 miliardi di dollari per acquisire Toshiba come azienda privata. La proposta del private equity viene respinta, facendo infuriare alcuni azionisti attivisti. Il conflitto tra azionisti e management si inasprisce creando un'impasse che viene risolta solo quando nel 2021 entrano i rappresentanti degli hedge fund attivisti Elliott Investment e Farallon Capital nel consiglio di amministrazione di Toshiba.
Nel giugno 2022 la società nipponica riceve
otto proposte di acquisto e un mese dopo seleziona quattro offerenti, quali le società di private equity Bain Capital, CVC Capital Partners e un consorzio che coinvolge JIP e Japan Investment Corp (JIC), sostenuta dallo Stato. A marzo 2023, il CdA di Toshiba accetta l'offerta di JIP di 2.000 miliardi di yen a 4.620 yen per azione, con un premio di quasi il 10% rispetto all'ultimo prezzo di chiusura a 4.213 yen. In agosto
JIP lancia l'OPA che si conclude con successo a settembre.
Conclusioni
Quale messaggio lascia il lungo calvario di Toshiba? Secondo alcuni ex membri del consiglio di amministrazione, il private equity e gli hedge fund vedono il Giappone come una grande opportunità. Tuttavia, Toshiba è un caso di studio che dimostra come le aspettative degli azionisti possano differire profondamente dagli obiettivi del management, al punto che le due figure si rendono oppositori e non partner. Nabeel Bhanji, senior portfolio manager del fondo attivista Elliott, spera che la saga di Toshiba "si riveli un caso di rinnovamento di un'icona giapponese".