Proseguono le trattative tra Tesla e Glencore. Secondo le indiscrezioni, Tesla punterebbe ad acquisire una quota di Glencore compresa tra il 10% e il 20%. L'operazione è finalizzata ad assicurare alla casa di Palo Alto una soluzione al problema, piuttosto comune nel settore, dell'approvvigionamento dei materiali necessari alla produzione.
Le materie prime come litio, nichel, cobalto, manganese e grafite sono necessarie per le batterie, ma la loro scarsità negli ultimi anni ha portato a diversi blocchi produttivi. Per ovviare a questo problema, la casa simbolo della rivoluzione elettrica ha deciso di dotarsi di un canale di approviggionamento dedicato.
Glencore-Tesla: una trattativa di lunga data
Glencore attualmente è la più grande compagnia mineraria del mondo e in particolare il più grande produttore di cobalto grazie alle miniere possedute nella Repubblica Democratica del Congo, in Australia e in Canada. Estrae anche nichel, rame e altri minerali, oltre a essere leader indiscusso nel riciclo delle batterie. L'unico minerale che non produce è il litio, sebbene da qualche tempo abbia iniziato a commercializzarlo.
Le trattative con Tesla sono iniziate lo scorso anno e sono entrate nel vivo nella primavera del 2022 con la visita dell'Amministratore Delegato di Glencore, Gary Nagle, nella fabbrica di Tesla di Fremont, in California. In quella occasione l'accordo non fu raggiunto essenzialmente per due motivi:
l'attività di estrazione di carbone da parte della compagnia mineraria è in contrasto con gli obiettivi ambientali di Tesla ed
Elon Musk ha mostrato una certa
riluttanza ad entrare in un business senza avere il pieno controllo della situazione.
L'imprenditore ha espresso più volte l'intenzione di far assumere alla sua azienda un controllo maggiore di tutte le fasi di produzione di batterie: dall'acquisto dei depositi di litio alla lavorazione delle materie prime. "Tesla potrebbe effettivamente dover entrare nel settore minerario e raffinato direttamente su larga scala, a meno che i costi non migliorino", aveva scritto Musk su Twitter ad aprile di quest'anno. Inoltre, Tesla sta progettando la costruzione di una propria raffineria di idrossido di litio in Texas.
Ad ogni modo il gruppo svizzero rifornisce le fabbriche di Shangai e Berlino da due anni grazie a un accordo firmato con Tesla sul cobalto. Quest'ultima, tra l'altro, ha una partnership di lungo periodo con il gruppo brasiliano Vale per la fornitura di nichel.
Gli analisti, comunque, mostrano un certo scetticismo sulle reali intenzioni di Musk di voler investire nei gruppi minerari. A loro avviso, si tratta di una strategia per sollecitare i fornitori di materie prime ad aumentare la produzione ed a risolvere i problemi alla catena di approvvigionamento.
Gli altri accordi realizzati
Il boom della domanda di auto elettriche sta spingendo anche le altre case automobilistiche ad assicurarsi i materiali necessari per la costruzione di veicoli. Questo, negli ultimi tempi, ha portato a una serie di accordi pluriennali con i più importanti estrattori di materie prime. Oltre che con Tesla, Glencore ha stipulato contratti di fornitura per il cobalto con BMW e General Motors, nonché con i produttori di batterie SK Innovation e Samsung SDI.
Tra Ford e la società mineraria australiana Liontowe Resources vi è un accordo sull'estrazione di litio. Inoltre, il gigante americano dell'automotive ha acquisito una partecipazione di minoranza in un impianto di lavorazione del nichel in Indonesia. Anche Stellantis e General Motors hanno investito in gruppi minerari.
Tuttavia, per ora tra le case automobilistiche si riscontra una certa ritrosia ad assumere partecipazioni dirette nelle grandi compagnie minerarie. Probabilmente, la prima operazione di questo genere finirà per innescare un risiko nel comparto minerario.