Quando nel 2019 Elon Musk salì sul palco per presentare il Cybertruck, il mondo rimase senza fiato. Il pickup elettrico dal design futuristico e dalle specifiche da record prometteva di rivoluzionare il mercato americano dei veicoli da lavoro. Le prenotazioni superarono in poco tempo il milione di unità, alimentando l’entusiasmo degli investitori e la narrativa di Tesla come “l’azienda che sta cambiando il mondo”.
Ma a distanza di quasi due anni dall’avvio delle consegne, avvenuto nel novembre 2023, la realtà è ben diversa: solo 52.000 Cybertruck sono stati consegnati negli Stati Uniti. Numeri che, nel mercato dei pickup, sono poco più di una goccia nel mare, considerando che solo il Ford F-150 — leader di categoria — vende oltre 700.000 unità ogni anno. Che cosa è successo?
Cybertruck: promesse da record, realtà deludente
Al lancio, il Cybertruck era stato presentato con caratteristiche che, sulla carta, surclassavano la concorrenza:
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Traino: 14.000 libbre (circa 6.500 kg)
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Carico utile: 3.500 libbre (circa 1.500 kg)
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Autonomia: 500 miglia (800 km)
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Prezzo base: 39.000 dollari
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Accelerazione: 0-100 km/h in meno di 3 secondi
Oggi, però, le schede tecniche raccontano tutt’altra storia:
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Il traino massimo è sceso a 11.000 libbre (circa 5.000 kg)
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L’autonomia reale si ferma poco sopra i 400 km
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Il prezzo di partenza è salito a 62.490 dollari
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Le prestazioni sono meno brillanti di quanto annunciato
Per molti clienti, soprattutto in un mercato competitivo come quello americano, questa discrepanza tra aspettative e realtà è stata sufficiente per annullare la prenotazione o guardare altrove.
Problemi tecnici e richiami
Ai problemi di specifiche si aggiungono criticità produttive e difetti tecnici. Secondo i dati della National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA), solo nel 2024 ci sono stati otto richiami ufficiali per il Cybertruck.
Tra i problemi segnalati:
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Pannelli della carrozzeria che si staccano
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Pedale dell’acceleratore difettoso
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Malfunzionamenti del software di bordo
In alcuni casi, Tesla ha dovuto ricomprare i veicoli difettosi, applicando la “Lemon Law”, una legge americana che obbliga i produttori a rimborsare i clienti in caso di auto gravemente difettose.
Questo ha inevitabilmente minato la fiducia nel prodotto, soprattutto tra i professionisti che vedono nel pickup uno strumento di lavoro, non un gadget futuristico.
Un mercato che non perdona
Il problema principale, però, è il posizionamento del Cybertruck. Negli Stati Uniti, il pickup è il veicolo più venduto e rappresenta un segmento dominato da clienti con esigenze molto specifiche: affidabilità, praticità, autonomia e costi di gestione contenuti.
Molti potenziali acquirenti hanno criticato:
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Il cassone posteriore poco pratico per carico e scarico
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L’autonomia insufficiente per lunghe giornate di lavoro
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Il prezzo elevato rispetto a modelli concorrenti
Il confronto con il Chevrolet Silverado EV è emblematico: il modello di GM offre maggiore autonomia, capacità di carico superiore e un prezzo inferiore. In un mercato pragmatico come quello dei pickup, queste caratteristiche contano più di ogni design futuristico.
Tesla in fase di stallo
Il flop del Cybertruck arriva in un momento delicato per Tesla. Dopo anni di crescita esponenziale, le vendite globali hanno iniziato a stagnare dal 2023.
Il grafico delle consegne annuali, che dal 2017 in poi era sempre salito con ritmi vertiginosi, oggi racconta una storia diversa: crescita piatta e margini in calo.
A questo si aggiunge il calo di popolarità di Elon Musk. L’ingresso nella politica americana e le polemiche continue con altri big della Silicon Valley — da Sam Altman di OpenAI fino ad Apple — hanno eroso quell’aura carismatica che in passato spingeva molti clienti a comprare Tesla più per il brand che per il prodotto.
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La concorrenza di Bezos e il “pickup Ikea”
Mentre Tesla arranca, altri colossi stanno fiutando l’opportunità. Jeff Bezos, attraverso Slate Auto, ha investito 700 milioni di dollari per lanciare un pickup elettrico “vecchia scuola”: essenziale, robusto e altamente personalizzabile.
L’idea è semplice ma potente: offrire un veicolo elettrico pensato per chi lavora, senza fronzoli tecnologici, con la possibilità di personalizzare la configurazione grazie a moduli aggiuntivi. Un po’ come un Ikea del pickup, dove il cliente costruisce l’auto più adatta alle proprie esigenze, che siano professionali o di svago.
Musk guarda altrove: robotaxi e umanoidi
Un altro elemento che pesa sul progetto Cybertruck è la sensazione che Musk stesso non creda più nel settore auto come core business.
Negli ultimi mesi, il CEO ha più volte ribadito che i veri progetti del futuro sono i robotaxi e soprattutto i robot umanoidi Optimus, che — a suo dire — diventeranno “il prodotto più venduto della storia dell’umanità”.
Questa strategia potrebbe spiegare il minor focus su problemi operativi e sull’ottimizzazione della gamma attuale, a favore di investimenti su tecnologie ancora in fase embrionale.
Implicazioni per gli investitori
Per gli investitori, il caso Cybertruck è un campanello d’allarme.
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Margini sotto pressione: i continui richiami e i volumi ridotti stanno impattando i conti.
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Crescita stagnante: senza nuovi modelli vincenti, Tesla rischia di perdere quote di mercato.
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Diversificazione incerta: i progetti su robotaxi e umanoidi sono visionari, ma i ritorni economici sono ancora lontani.
Chi investe su Tesla dovrà quindi bilanciare il potenziale di lungo termine con i rischi di breve periodo, in un contesto competitivo sempre più affollato.
Conclusione
Il Cybertruck doveva essere il simbolo della supremazia di Tesla nel mercato dell’elettrico. Oggi, invece, rischia di diventare il simbolo di un’azienda in fase di transizione, divisa tra il consolidamento del business auto e la scommessa su tecnologie futuristiche.
Il futuro di Tesla dipenderà dalla capacità di Musk e del suo team di riconquistare la fiducia dei clienti e di rilanciare la crescita in un settore sempre più competitivo.