Dal 2022, quando l’intelligenza artificiale generativa è esplosa sulla scena globale, Nvidia è diventata il simbolo più evidente di questa rivoluzione. Gli investitori hanno riversato capitali nella società californiana, convinti che i suoi chip - cuore pulsante dell’infrastruttura AI (Artificial Intelligence) - avrebbero rappresentato il nuovo petrolio digitale. In pochi anni, la loro scommessa si è trasformata in una delle storie più spettacolari della finanza moderna: Nvidia ha superato i 5.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, diventando l’azienda più preziosa del mondo, nonché unica nella storia ad aver raggiunto tale traguardo. Ma dietro questa crescita vertiginosa si nasconde una domanda cruciale: questa corsa potrà durare?
Nvidia: colosso dei chip con il boom dell’intelligenza artificiale
Fondata nel 1993 e conosciuta inizialmente come produttore di schede grafiche per videogiochi, Nvidia ha saputo reinventarsi. I suoi chip GPU, progettati per elaborare grafica complessa, si sono rivelati perfetti anche per addestrare i modelli di intelligenza artificiale. L’intuizione degli ingegneri dell’azienda è stata geniale: i core di elaborazione parallela, usati per creare ombre, riflessi e movimenti nei videogame, potevano gestire anche i calcoli massicci necessari per l’AI.
Da lì è partita una trasformazione radicale. I chip Nvidia sono diventati il fondamento dei moderni data center e il motore di piattaforme come ChatGPT, Gemini o Claude. Nel giro di due anni, l’azienda guidata dal CEO Jensen Huang è passata da essere una realtà “di nicchia” a pilastro dell’economia digitale globale.
Blackwell e Hopper: i gioielli della nuova era
Il motore dell’attuale dominio Nvidia si chiama Blackwell, la nuova generazione di acceleratori AI, successore della serie Hopper. Il nuovo chip prende il nome da David Blackwell, il primo matematico afroamericano eletto alla National Academy of Sciences, e rappresenta un salto di potenza notevole rispetto al suo predecessore: fino a 2,5 volte più veloce nell’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale.
La famiglia Blackwell comprende diverse configurazioni, dalla singola scheda GPU fino ai giganteschi array di calcolo che alimentano interi data center. Il prodotto di punta è il superchip GB200, che unisce due GPU Blackwell a una CPU Grace - una combinazione che garantisce efficienza, velocità e riduzione dei consumi energetici. Il design stesso è un capolavoro di ingegneria: con un numero di transistor così elevato da non poter essere prodotto come singola unità, Blackwell nasce come due chip "gemelli" connessi in modo perfetto per operare come uno solo.
Perché i chip Nvidia sono così speciali
Le GPU di Nvidia non si limitano più a generare immagini. Grazie a tecnologie come NVLink, l’azienda ha trasformato intere flotte di server in supercomputer coordinati. Questi sistemi possono elaborare petabyte di dati in parallelo, un requisito essenziale per addestrare reti neurali complesse.
Oltre all’addestramento, Nvidia ha investito molto nel migliorare le prestazioni nell’inferenza, cioè nella capacità dei modelli AI di ragionare sui dati già appresi e riconoscere oggetti o concetti. Questa fase, essenziale per l’uso quotidiano dell’AI - dai chatbot agli strumenti di analisi aziendale - è oggi una delle fonti di domanda più forti per i chip dell’azienda.
Secondo quanto riportato da IDC (International Data Corporation), Nvidia controlla circa il 90% del mercato mondiale delle GPU per data center, una posizione dominante che le consente di dettare i tempi dell’innovazione nel settore.
La concorrenza: AMD, Intel e i giganti del cloud
Nonostante la leadership incontrastata, Nvidia non è sola nella corsa. AMD (Advanced Micro Devices) sta guadagnando terreno con la sua linea di chip Instinct, già adottata da OpenAI e Oracle. Il modello MI450, previsto per il 2026, promette prestazioni competitive e costi più contenuti.
Intel, invece, sta cercando di recuperare il ritardo con una nuova generazione di acceleratori AI. Pur non avendo ancora un rivale diretto dei Blackwell, ha stretto partnership strategiche con Nvidia stessa per integrare le proprie CPU nei data center AI. Questa collaborazione rappresenta una svolta storica, poiché le due aziende sono state per decenni rivali nel mercato dei processori tradizionali.
Nel frattempo, colossi come Microsoft, Google, Amazon e Meta Platforms stanno investendo centinaia di miliardi di dollari per costruire infrastrutture AI proprietarie. Questi giganti del cloud stanno anche sviluppando chip interni, nel tentativo di ridurre la dipendenza da Nvidia. Questo è un segnale che la leadership del colosso di Santa Clara, pur solida, non è intoccabile.
Geopolitica e restrizioni: il fronte USA-Cina
Se i concorrenti industriali rappresentano una sfida, la geopolitica è il vero tallone d’Achille di Nvidia.
Gli Stati Uniti hanno imposto limiti stringenti all’esportazione dei chip AI più avanzati verso la Cina, considerata un rivale strategico. Nvidia ha cercato di aggirare il divieto con versioni "ridotte" dei suoi chip, come l’H20, ma anche queste sono finite nel mirino delle restrizioni.
Nel 2024, l’azienda ha dichiarato una svalutazione di 5,5 miliardi di dollari a causa del blocco delle vendite in Cina. Il governo di Pechino ha poi reagito, invitando le aziende nazionali a evitare l’uso dei prodotti Nvidia, favorendo invece fornitori locali come Huawei Technologies.
L'Ad Huang ha cercato di convincere Washington che mantenere rapporti commerciali con la Cina sia nell’interesse della sicurezza nazionale americana. A suo avviso, se gli Stati Uniti rinunciano a fornire la tecnologia più avanzata, altri Paesi colmeranno il vuoto, minacciando la leadership globale americana nell’AI.
Nvidia: una crescita senza precedenti, ma quanto sostenibile?
Alla fine di ottobre, Nvidia ha previsto ricavi per 500 miliardi di dollari dalla sua divisione data center nei prossimi cinque trimestri. Una cifra che ha spinto le azioni a nuovi record e aggiunto 400 miliardi di dollari di capitalizzazione in una sola settimana.
Tuttavia, alcuni analisti iniziano a chiedersi se la "corsa all’oro dell’AI" non stia andando troppo in fretta. I costi di infrastruttura sono enormi, e molti progetti di intelligenza artificiale non hanno ancora dimostrato un ritorno economico concreto. In altre parole, la domanda reale di applicazioni redditizie potrebbe non crescere allo stesso ritmo degli investimenti.
Conclusione: Nvidia, tra mito e realtà
Oggi Nvidia rappresenta la punta di diamante della rivoluzione dell’intelligenza artificiale. La sua tecnologia alimenta la maggior parte dei progressi del settore e il suo CEO è diventato una figura quasi leggendaria della Silicon Valley. Ma dietro l’entusiasmo si cela una sfida strutturale: mantenere un equilibrio tra innovazione, geopolitica e sostenibilità economica.
Se l’intelligenza artificiale sarà davvero la prossima rivoluzione industriale, Nvidia è oggi il suo motore principale. La domanda che resta aperta è se potrà continuare a correre alla stessa velocità o se, prima o poi, la realtà economica costringerà anche questo gigante a rallentare.