Da quando è scoppiata la guerra Russia-Ucraina sono state tantissime le società occidentali che hanno lasciato la Russia o le cui attività in loco risultano praticamente bloccate, o ancora che si apprestano a chiudere ogni rapporto con Mosca. Nel frattempo si conta che, dalle loro operazioni in territorio russo, tali aziende hanno accumulato circa 60 miliardi di perdite, in base a una ricerca di Yale School of Management. Ma molte ancora sono le attività in sofferenza che devono subire una svalutazione in bilancio in base agli standard di rendicontazione internazionali.
Tutto questo ha portato gli investitori a reagire in maniera contrastante. Secondo Yale, i mercati finanziari stanno premiando alla fine le aziende per aver lasciato la Russia, anche perché occorre dire che la maggior parte delle multinazionali ha un'esposizione verso il Paese relativamente piccola. Ad ogni modo, i guadagni del prezzo delle azioni per le società che si ritirano hanno superato di gran lunga il costo delle svalutazioni, hanno sottolineato i ricercatori.
Ecco chi sono le aziende che hanno perso in Russia
Ma chi sono le società che hanno subito perdite e fatto altrettante svalutazioni?
McDonald's ha venduto i suoi ristoranti russi dopo 32 anni di permanenza nel territorio e per questo prevede di registrare un passivo da 1,2 a 1,4 miliardi di dollari.
Exxon Mobil ha interrotto un progetto petrolifero e del gas in Russia che gli è costato un addebito di 3,4 miliardi di dollari. Il produttore di birra
Budweiser Anheuser-Busch InBev SA ha venduto la sua partecipazione in una joint venture russa e registrerà una perdita di 1,1 miliardi di dollari.
Alcune aziende si trovano con dei beni bloccati nel territorio e quindi devono cancellare il valore, come è successo alla società irlandese di leasing di aeromobili AerCap Holdings, che ha dovuto eliminare in contabilità il valore di oltre 100 velivoli per un importo di 2,7 miliardi di dollari.
Poi vi sono realtà che non realizzeranno mai denaro dalle operazioni anche prima di essere usciti dalla Russia, come nel caso di British Petroleum, che ha avuto un addebito contabile di 25,5 miliardi di dollari in merito alle partecipazioni in società russe come il gigante del petrolio Rosneft. Mentre il colosso francese TotalEnergies ha subito una perdita di 4,1 miliardi di dollari sul valore delle sue riserve di gas naturale, pur mantenendo ancora una presenza in Russia.
Molte altre svalutazioni seguiranno nei prossimi mesi, una volta che le società completeranno il loro abbandono da Mosca. Al riguardo diverse aziende stanno fornendo agli investitori stime approssimative sui conti, come ad esempio quelle dell'azienda manifatturiera americana ITT Inc., che ha sospeso le sue attività in Russia, e ha dichiarato il mese scorso che prevede un fatturato compreso tra 60 e 85 milioni di dollari quest'anno a causa di una significativa riduzione delle vendite nel Paese guidato da Vladimir Putin.