Le azioni Shell volano alla Borsa di Londra piazzando un rialzo del 4,2% dopo una trimestrale che ha fatto registrare i profitti più alti dal 2008. I risultati coronano un primo trimestre eccezionale per le compagnie petrolifere, che hanno ricevuto una grande spinta dal rally portentoso delle materie prime, alimentato dalla guerra Russia-Ucraina.
Questo ora rafforza gli accorati appelli che sono stati lanciati negli ultimi tempi da parte dei politici britannici affinché venga imposta una tassa aggiuntiva sui guadagni delle società che operano nel settore del petrolio e del gas. Il Ministro delle Finanze Rishi Sunak ha suggerito che una mossa di tale portata potrebbe essere possibile se le società non reinvestissero adeguatamente i profitti. Il Premier Boris Johnson tuttavia rifiuta questo approccio, ritenendolo scoraggiante per gli investimenti. Inoltre, contribuirebbe a mantenere alti i prezzi del petrolio a lungo termine.
Shell è il più grande commerciante mondiale di gas naturale liquefatto oltre che essere leader assoluto nel commercio del petrolio. In questo ultimo periodo la major anglo-olandese ha sfruttato l'aumento dei prezzi del GNL derivante dagli sforzi europei per ridurre la dipendenza dalla Russia.
Nel primo trimestre 2022 l'azienda ha prodotto 8 milioni di tonnellate di GNL e ne ha vendute 18,3 milioni, riuscendo a reindirizzare alcuni carichi in Europa per soddisfare il fabbisogno crescente. Ad ogni modo, l'Amministratore Delegato Ben van Beurden ha affermato che gli utili di Shell non siano solo figli del conflitto in Ucraina, ma siano anche frutto della campagna di rafforzamento dell'azienda in questi ultimi anni da quando è arrivata la pandemia.
Shell: i numeri della trimestrale
Entrando nel dettaglio dei risultati dei primi 3 mesi del 2022, la più grande compagnia petrolifera europea ha realizzato profitti rettificati per 9,1 miliardi di dollari, quasi il triplo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e in aumento rispetto ai 6,4 miliardi del trimestre precedente. Gli analisti avevano stimato utili per 8,7 miliardi di dollari. Gran parte del contributo è stato dato dalle divisioni di produzione e gas integrato, con rispettivamente 4,1 e 3,5 miliardi di dollari generati.
Grazie a tali risultati straordinari, il debito del gruppo si è ridotto da 52,6 a 48,5 miliardi di dollari, con i piani di spesa per il 2022 invariati a 23-27 miliardi di dollari. Shell ha annunciato il completamento di 4 miliardi di dollari degli 8,5 previsti riguardo i riacquisti di azioni proprie che erano stati programmati per il primo semestre dell'anno in corso. Per quanto riguarda la seconda metà del 2022, la società stima che le distribuzioni agli azionisti supereranno il 30% del flusso di cassa, che per il primo trimestre è stato di 14,8 miliardi di dollari.
L'azienda con sede a Londra ha comunicato anche che l'esposizione alla Russia è meno pronunciata rispetto agli altri competitor come British Petroleum e TotalEnergies. Infatti, prima che scoppiasse la guerra Russia-Ucraina, Mosca avrebbe rappresentato nel 2022 il 5% della produzione totale di petrolio e gas di Shell, contro il 16% di Total e il 28% di BP. Quindi l'uscita dalla Russia sarà assorbita dalla compagnia in maniera meno dolorosa.
Tuttavia, la società rileva alcune complicazioni in essere, come ad esempio una partecipazione del 27,5% nel progetto con Gazprom riguardo il gas naturale liquefatto Sakhalin-2, altre due joint venture con la società statale, una rete di vendita al dettaglio e una partecipazione nel progetto Nordstream 2, che è stato accantonato. L'abbandono del Paese guidato da Vladimir Putin comunque ha determinato 3,9 miliardi di perdite nel primo quarto dell'anno. Quanto ai progetti futuri, Shell ha in programma di investire nel sistema energetico britannico tra i 20 e i 25 miliardi di sterline nel prossimo decennio.