L’overallotment, conosciuto anche come opzione greenshoe, è uno strumento utilizzato nelle offerte pubbliche iniziali (IPO) e nelle emissioni secondarie di azioni. Si tratta di un’opzione concessa agli underwriter (le banche o istituzioni che curano il collocamento) che consente di mettere sul mercato fino al 15% di azioni in più rispetto a quelle inizialmente previste dall’offerta. Vediamo tutti i dettagli.
L’overallotment: a cosa serve
Questa clausola viene attivata quando la domanda per i titoli è particolarmente elevata e il prezzo delle azioni inizia a salire sopra quello di collocamento. In questi casi, gli underwriter possono esercitare l’opzione per vendere ulteriori titoli, permettendo all’azienda emittente di raccogliere più capitale e soddisfare la forte richiesta del mercato.
Allo stesso tempo, l’overallotment ha anche una funzione di stabilizzazione del prezzo. Se, dopo l’IPO, le azioni iniziano a scendere sotto il prezzo di collocamento, gli underwriter possono acquistare sul mercato le azioni in eccesso a un prezzo inferiore, riducendo l’offerta e cercando di riportare il prezzo in equilibrio.
L’overallotment rappresenta quindi una garanzia di flessibilità sia per chi emette i titoli sia per gli investitori. Per l’azienda, significa la possibilità di raccogliere fondi aggiuntivi. Per il mercato, rappresenta un meccanismo che riduce i rischi di forti oscillazioni del prezzo nei giorni successivi all’IPO, aumentando la fiducia nell’operazione.
L’overallotment: come funziona in pratica
In pratica, l’opzione di overallotment può essere esercitata entro 30 giorni dal collocamento iniziale e non deve necessariamente essere utilizzata tutta in una volta: gli underwriter hanno infatti la possibilità di attivarla anche in più tranche.
Questo meccanismo porta vantaggi sia per l’emittente sia per chi gestisce l’operazione. La società che colloca le azioni può raccogliere più capitale nel caso in cui la domanda superi le attese, mentre gli underwriter dispongono di uno strumento utile per gestire i rischi legati all’andamento del titolo nelle prime settimane di contrattazioni, contribuendo a ridurne la volatilità iniziale.
L’overallotment: un esempio concreto
Un caso noto è quello di Snap, la società madre di Snapchat, che nel marzo 2017 lanciò la sua IPO con 200 milioni di azioni a 17 dollari l’una. Vista la forte domanda, gli underwriter esercitarono subito l’opzione di overallotment, collocando altre 30 milioni di azioni oltre a quelle originarie.