Dopo che nei giorni scorsi la Procura di Milano ha avviato un'indagine, ora la vendita del 15% delle azioni di Banca MPS da parte del governo italiano nel novembre scorso è ora sotto esame anche della Commissione europea. Il braccio esecutivo dell'Unione europea sta valutando se l'operazione, che ha escluso alcuni grandi investitori, sia stata fatta in maniera equa e aperta. Secondo quanto riportato dal Financial Times, la valutazione preliminare potrebbe anche portare a un'inchiesta sugli aiuti di Stato, ma al momento non è stata presa alcuna decisione.
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha collocato le azioni attraverso la procedura dell'accelerated bookbuilding, a cui hanno partecipato Banco BPM, la Delfin della famiglia del Vecchio, il gruppo Caltagirone e Anima Holding. Nell’occasione, l’istituto finanziario guidato da Giuseppe Castagna ha acquisito il 5% del capitale, i due gruppi imprenditoriali simbolo del capitalismo italiano hanno rilevato entrambi il 3,5% delle azioni MPS, mentre l’asset manager milanese si è impadronito del 3% della banca.
UniCredit, il fondo sovrano norvegese e BlackRock hanno fornito una manifestazione di interesse, ma Banca Akros - l'istituto finanziario che gestiva l'operazione - ha detto loro che
l'offerta era già stata chiusa. In particolare, la banca guidata da
Andrea Orcel aveva piazzato un ordine di acquisto per il 10% delle azioni, ma ha trovato il blocco di chiusura. La scorsa settimana Banca Akros ha rilasciato una dichiarazione secondo cui ha svolto il suo ruolo di coordinatore e bookrunner in modo corretto e trasparente, nel pieno rispetto delle normative e delle pratiche applicabili.
I soggetti che hanno ricevuto le azioni dal MEF hanno costituito uno zoccolo duro intorno ai piani del governo di costituire il terzo polo bancario in Italia che possa competere con i due colossi Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Per questo, Palazzo Chigi ha sperato in una combinazione tra MPS e Banco Bpm, ma l'Ops lanciata da UniCredit sull'istituto di Piazza Meda ha mandato a monte i piani dell'esecutivo. L'alternativa ora è la fusione tra la banca toscana e Mediobanca, ma l'Ops di 13 miliardi di euro del 24 gennaio da parte di Rocca Salimbeni sta incontrando non poche resistenze della rivale.
MPS: via libera della BCE su Mediobanca
Intanto, la Banca Centrale Europea ha autorizzato la proposta di acquisizione di MPS su Piazzetta Cuccia. La decisione è stata adottata dal Consiglio di vigilanza dell'Eurotower e ora la palla passa al Consiglio direttivo per l'approvazione finale. Una volta arrivato il via libera definitivo, ci sarà la comunicazione a MPS, che potrà così dare vita all'offerta formale. Quest'ultima dovrebbe concretizzarsi nel mese di luglio e impiegherebbe diverse settimane durante le quali le azioni potranno essere presentate agli investitori di Mediobanca.
La proposta originaria è di un corrispettivo di 2,3 azioni MPS di nuova emissione per ogni azione Mediobanca portata in adesione. Il concambio valuta le azioni dell'istituto guidato da Alberto Nagel 15,992 euro, con un premio del 5% rispetto al prezzo ufficiale del 23 gennaio 2025. Il Cda della banca milanese però si è opposto, reputando l’offerta contraria ai propri interessi in quanto “distruttiva e senza una logica industriale”. Tuttavia, MPS dispone di liquidità in eccesso rispetto alle soglie regolamentari per aumentare la posta e convincere gli azionisti di Mediobanca ad aderire all'Ops.
Nel frattempo, il board di Mediobanca ha messo in atto una manovra ostruzionistica proponendo l'acquisizione di Banca Generali da Assicurazioni Generali attraverso uno scambio di partecipazioni: il 51% di Banca Generali detenuta dal Leone di Trieste con il 13% che Mediobanca possiede della compagnia di assicurazione. Il piano però ha subito una battuta d'arresto, in quanto l'assemblea degli azionisti di Piazzetta Cuccia chiamata a metà giugno a decidere sull'operazione è stata rinviata a settembre.