Le vendite piovute negli ultimi giorni sui mercati azionari hanno istillato il dubbio agli investitori che si sta per vivere lo scoppio di una bolla che dura ormai da un decennio. Il fatto che i più colpiti siano i titoli tecnologici, che più di ogni altro sono cresciuti a ritmo impressionante, è un segnale che siamo di fronte a ciò che è più di un semplice sospetto.
Il problema di fondo è che non sempre è facile riconoscere al di là di ogni ragionevole dubbio se le sensazioni vissute in un determinato momento trovino concretezza poi nella realtà dei fatti. Tale incertezza disorienta molto spesso l'investitore il quale, piuttosto che agire, temporeggia nell'attesa che quanto sta accadendo sia passeggero e il mercato torni a performare come prima.
Per questa ragione è importante trovare talvolta un punto di riferimento, che può essere un indicatore o un dato statistico, a cui appoggiarsi per limitare il margine d'errore. Uno di questi è il Bubble Indicator di Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, l'hedge fund numero uno al Mondo.
Bubble Indicator: cos'è e a cosa serve
Il Bubble Indicator misura la possibilità che un mercato azionario si trovi in condizioni di bolla, attraverso l'uso di 6 indicatori, ognuno di essi rispondente a una domanda specifica. Questi parametri, una volta combinati, tracciano delle misure statistiche che si raffrontano con ciò che è avvenuto in passato, durante ad esempio la Grande Crisi del '29 oppure la bolla delle Dot-com.
Sulla base dei risultati si capisce quanto si è vicini a una situazione di saturazione del mercato e di conseguenza se l'eventuale bolla potrà scoppiare con una tempistica imminente o meno. All'interno è possibile individuare quelli che sono i titoli più esposti e che sono prossimi a sgonfiarsi.
Nella situazione attuale si è seguito un certo modus operandi, ovverosia si è preso un certo numero di azioni in pericolo bolla e lo si è monitorato paragonandolo in termini di performance a un paniere rappresentativo di 500 società top.
Bubble Indicator: i 6 parametri e i risultati ottenuti
Come accennato, ogni parametro utilizzato risponde a una domanda specifica, come di seguito:
- Qual è il livello dei prezzi rispetto ai valori tradizionali? In base all'analisi di Dalio, prendendo a riferimento le azioni statunitense, il livello dei prezzi è intorno all'82esimo percentile, ovverosia appena al di sotto di quanto era durante la Crisi del '29 e quella del 2000.
- I prezzi stanno scontando condizioni insostenibili? La risposta a questa domanda la si ha attraverso la misura del tasso di crescita degli utili richiesto in modo tale che le performance delle azioni superino quelle dei bond. Ebbene attualmente l'indicatore è al 77esimo percentile, il che significa che i prezzi sono alti ma non in maniera eccessiva rispetto alle obbligazioni. Durante le crisi suddette il parametro era al 100esimo percentile.
- Quanti nuovi compratori sono entrati nel mercato? Quando il numero di nuovi ingressi è elevato, significa che molti sono attratti semplicemente dai rialzi e non come conseguenza di uno studio professionale dei prezzi. Infatti i buyer che fanno l'approdo nel mercato in questo caso, sono per lo più investitori retail con scarsa esperienza. Il dato attuale dice che il livello è molto alto essendo che il parametro ha raggiunto il 95esimo percentile, il che è segno quindi che il mercato è surriscaldato.
- Quanto il sentiment di mercato è realmente rialzista? Quando il sentiment è bullish vuol dire che è improbabile che gli operatori investano ancora di più di quanto hanno già fatto, mentre è possibile che viceversa vendano. Il sentiment al momento è all'85esimo percentile, molto concentrato su quelle azioni a rischio bolla che non sul resto.
- Quanto è elevata la leva finanziaria utilizzata per gli acquisti? Quando le azioni sono in bolla normalmente c'è una leva alta che viene utilizzata dai retail attraverso lo strumento delle opzioni, mentre gli investitori professionali usano un leverage inferiore. Dai volumi delle opzioni call si ha la misura della leva e, allorché tali volumi sono alti, siamo in presenza di una situazione estrema.
- I compratori hanno effettuato in maniera eccezionale acquisti forward per speculare o per proteggersi dal rialzo futuro dei prezzi? Un modo per misurare tale parametro è di vedere quanto le aziende abbiano speso in conto capitale per programmare il futuro. Il capex e le operazioni di M&A sono degli indicatori per valutare quanto le società investono. Tuttavia, a causa della crisi pandemica, entrambi questi elementi sono scesi. C'è da aggiungere però che questo viene considerato il parametro più debole per identificare una bolla, dal momento che si dà una lettura aggregata del dato.
Bubble Indicator: conclusioni
In definitiva, alla luce dell'aggregazione di questi parametri, è possibile dire se siamo o meno in bolla? Ray Dalio non ha dubbi: ci sono delle azioni che vivono un trend che riporta chiaramente alla mente le speculazioni degli anni '70, nonché quelle dei titoli internet di inizio millennio.
Tra le azioni che versano in situazioni estreme vi sono quelle delle società tecnologiche, che rappresentano la fetta più importante tra quel 5% a rischio bolla di circa 1000 società più importanti della Borsa americana. Se si considera solo l'indice S&P 500 però la percentuale si abbassa, in quanto vi sono azioni in bolla che non fanno parte del più importante listino statunitense.