Il mercato delle materie prime negli ultimi anni ha vissuto grandi turbolenze che a volte hanno disorientato gli investitori. Alcuni asset come il
petrolio e il
gas sono stati condizionati dalle guerre in Ucraina e in Medio Oriente. Sanzioni, restrizioni all'offerta e il rallentamento della domanda della Cina hanno contribuito alla volatilità dei prezzi. Anche materie prime come
rame, alluminio e acciaio, molto utilizzate a fini industriali, hanno dovuto fare i conti con molte vicissitudini, inclusi i dazi del presidente degli Stati Uniti
Donald Trump.
Nel caos è emerso l'oro, bene rifugio per eccellenza, che ha macinato record su record grazie alla sua funzione di protezione dalle turbolenze di natura economica e geopolitica, nonché dalle dinamiche inflazionistiche.
Le azioni delle società operanti nel settore delle materie prime hanno assorbito quanto accadeva nei mercati delle commodity, mentre molti progetti delle aziende produttrici hanno dovuto tenere conto di tutti i venti contrari.
Materie prime: quali azioni comprare e vendere?
Gli investitori si chiedono quali sono in questo momento le azioni da tenere d'occhio nel campo delle materie prime per i propri ribilanciamenti di portafoglio. Gli analisti di Berenberg forniscono una indicazione attraverso una valutazione di Rio Tinto e Glencore, le società coinvolte in una ipotetica fusione da oltre 150 miliardi di dollari.
La banca tedesca ha
declassato le azioni Rio Tinto da "buy" a "hold", con un prezzo obiettivo che passa da 62 a 47 sterline. Le quotazioni del titolo dell'ultima chiusura alla Borsa di Londra sono risultate di 43,81 sterline. Il downgrade è motivato da una "mancanza di chiari stimoli economici cinesi e dal previsto aumento dell'offerta dal progetto Simandou in Guinea", hanno scritto gli analisti di Berenberg. Non solo.
La banca vede come venti contrari "l'esposizione di Rio Tinto ai deboli prezzi del litio e i potenziali ostacoli derivanti dai dazi canadesi sull'alluminio". In aggiunta, vi è anche il fattore legato all'incertezza della gestione, dopo le dimissioni dell'amministratore delegato della società Jakob Stausholm. Le valutazioni negative arrivano nonostante un rendimento delle azioni di circa il 5% e una quotazione a 0,82 volte il net asset value.
Discorso diverso per Glencore. Il broker vede nel colosso svizzero la società mineraria diversificata migliore e
mantiene il rating "buy" sulle azioni GLEN. Ha però ridotto il target price da 3,80 a 3,30 sterline, il che comporta comunque uno spazio di rialzo quasi di 8 punti percentuali dall'ultimo prezzo di chiusura di 3,06 sterline registrato alla Borsa di Londra. Le previsioni più basse sono dovute ai "prezzi più deboli del carbone", hanno asserito gli analisti, con la stima per l'anno in corso abbassata del 10% a 109 dollari la tonnellata. Berenberg individua comunque fattori favorevoli che possono fungere da catalizzatori per le azioni. Tra questi:
- la prevista ripresa dei prezzi del carbone metallurgico e del rame;
- la stima di una diminuzione del debito netto della società nella seconda parte del 2025 grazie all'eventuale cessione del produttore di zinco Kazzinc e alla mega fusione Viterra-Bunge;
- eventuali remunerazioni extra per gli azionisti grazie a riacquisti di azioni proprie e a un dividendo speciale di 1 miliardo di dollari.
Tra l'altro, le azioni Glencore sono scambiate a 0,86 volte il loro net asset value, con un rendimento di circa il 2%, ha sottolineato Berenberg.