La febbre delle IPO ha caratterizzato il 2020 che stiamo per lasciarci alle spalle. E la cosa sa di anomalo, essendo che per quasi tutto l'anno abbiamo trovato uno sgradito compagno di viaggio, quale il Coronavirus, che ha impattato in maniera disastrosa sull'economia globale.
Gli investitori sono invece andati in caccia di alti rendimenti, a dispetto di una più ragionevole avversione al rischio che solitamente si ha di fronte a sciagure del genere. Ne sono stati una conferma i debutti in Borsa di Airbnb e Doordash che hanno letteralmente sbancato il mercato con guadagni a tre cifre nel primo giorno di quotazione.
Questi sono stati solo alcuni degli esempi, nel solo mese di dicembre altre società minori hanno fatto furore a Wall Street non appena varcati i cancelli. È il caso ad esempio di C3.ai, una società di intelligenza artificiale che ha fatto +160% ì, ma anche quello di PubMatic, una piattaforma pubblicitaria digitale che ha ottenuto una performance del 60%. In tutto nel 2020 nella Borsa di New York sono arrivati più di 160 miliardi di dollari dalle IPO delle società che si sono quotate, record assoluto.
IPO 2020: quanto valgono realmente le aziende?
L'innovazione tecnologica è sempre la benvenuta in Borsa in questo periodo, ma le valutazioni che sta dando il mercato sono realistiche? Osservando i multipli societari, alcune valutazioni sono effettivamente fuori da ogni contesto storico. Doordash ha un prezzo che è 21 volte il fatturato mentre Snowflake, che è arrivata a Wall Street nel mese di settembre e che è entrata nelle grazie di Warren Buffett, scambia a 175 volte il fatturato aziendale.
Per non parlare di società come Tesla, presente da tempo, che con una capitalizzazione di 600 miliardi di dollari si appresta a sostituire l'intera industria automobilistica continuando di questo passo. Se non altro perché la sua tecnologia non riesce ad essere replicata né dalle major dell'auto tradizionali, tantomeno dalle nuove aziende che fin dall'inizio si sono indirizzate nel settore dei veicoli elettrici.
IPO 2020: i fondamentali diversi da quelli della bolla dot-com
Questa eccessiva euforia per le società innovative riporta inevitabilmente alla memoria la bolla delle dot-com del 2000. C'è il rischio che, come successe allora, il mercato a un certo punto riagganci i prezzi ai fondamentali e le quotazioni siano destinate a sgonfiarsi? Ma soprattutto quali sono i fondamentali effettivi?
Una risposta prova a darla Mark Hawtin, gestore del fondo Star Disruptive Growth di Gam Investments. Secondo l'esperto, a differenza di allora le valutazioni oggi sono più razionali, anzi in alcuni casi è possibile trovare anche delle potenzialità ancora inespresse.
L'innovazione continuerà a marciare spedita nei prossimi anni, per questo settori come la sanità, l'industria, i trasporti e il fintech avranno molto spazio per crescere. A questo ovviamente va aggiunta una spinta ulteriore che potrà arrivare dal ritorno alla normalità, nel momento in cui il periodo nero della pandemia sarà definitivamente solo un ricordo e l'economia tornerà a viaggiare ai ritmi di prima.