La pandemia da Covid-19 ha squassato finanziariamente i bilanci delle aziende, e lo ha fatto al punto che la gran parte delle stesse è stata enormemente condizionata nella distribuzione dei dividendi. I tagli sono stati rilevanti soprattutto nel secondo trimestre, dove si conta una sforbiciata del 22% a livello globale in confronto all'anno scorso.
Le cose sono migliorate nel terzo, grazie a prospettive meno catastrofiche rispetto al mese di aprile dove si navigava un pò al buio. I tre mesi passati infatti hanno fatto registrare una riduzione del 14,3% verso lo stesso periodo del 2019. In particolar modo il miglioramento si è avuto soprattutto in zone come il Nord America e nei mercati emergenti. Meno in Europa, che paga probabilmente una maggiore incertezza anche a livello politico, che si riflette sulla solidità finanziaria dei mercati.
Taglio dei dividendi: le aziende cinesi le uniche escluse
Le società statunitensi sono tra quelle che hanno visto un taglio minore delle cedole, grazie anche al peso importante delle Big Tech, le quali hanno ottenuto delle performance straordinarie proprio con la pandemia. Da luglio a settembre 2020 sono stati risparmiati 117,7 miliardi di dollari sottoforma di dividendi, che corrispondono a un -5,4%.
Tra le aziende USA che hanno contribuito di più vi è Wells Fargo, che ha tagliato il dividendo trimestrale di 10 centesimi, portandolo a 41 centesimi. Viceversa Microsoft ha aumentato la cedola del 10%, risultando tra le corporazioni più virtuose. Come già accennato, in Europa la situazione è più critica.
I dividendi sono scesi del 25%, bruciando 33 miliardi di dollari. Il forte calo del terzo trimestre è stato condizionato dalla recrudescenza del virus che, con la seconda ondata e le chiusure anticipate, ha determinato una crisi di liquidità allarmante. Un discorso a parte merita invece la Gran Bretagna, che ha visto un taglio del 50% a circa 19 miliardi di dollari.
Nel Paese di Sua Maestà la gran parte del tessuto produttivo britannico è rappresentata da aziende petrolifere e finanziarie, che sono tra quelle più colpite dagli effetti pandemici. Il Giappone ha visto una diminuzione del 16,5% a 5,3 miliardi, mentre nel resto dell'Asia il calo è stato del 20% a 49 miliardi.
Non per tutti comunque è stato un trimestre di lacrime e sangue. La Cina, che è stata l'unica Nazione ad essersi lasciata la crisi alle spalle, ha registrato addirittura un aumento del 3,3% dei dividendi in quest'ultimo trimestre, migliorando in questo modo il risultato anche dei Paesi emergenti che hanno limitato il calo al 2,3%.
Taglio dei dividendi: le prospettive future
Quali sono le prospettive per la fine dell'anno? Secondo il gruppo di gestione patrimoniale britannico Janus Henderson, sarà sempre la Cina ad avere l'impatto migliore verso la pandemia, quindi si prevede un aumento consistente dei dividendi quando verranno distribuiti gli utili del 2020.
Tuttavia, a livello generalizzato dovrebbe esserci un miglioramento grazie anche all'aiuto che verrà fornito dalla distribuzione su larga scala dei vaccini, in grado di mettere sotto scacco la pandemia una volta per tutte. A giudizio degli esperti del gestore britannico, le prospettive per l'anno 2020 nello scenario migliore saranno di un calo su base annua del 15,7% e nello scenario peggiore del 18,5%. Una forbice molto più stretta rispetto alle stime di sei mesi fa, quando l'intervallo era compreso tra il 15% e il 35%.