Un team composto dalle 16 maggiori aziende del settore delle telecomunicazioni europee, tra cui nomi del calibro di Deutsche Telekom, di Orange e di Telefonica, ha chiesto che le grandi aziende del settore internet, le c.d. Big Tech, contribuiscano a sostenere i costi di rete.
Alle prese con i target per la riduzione dell’impatto ambientale e con la crisi energetica, le maggiori aziende europee delle TLC tornano a chiedere che chi finisce per beneficiare dei vantaggi dei propri servizi (Alphabet, Meta e Netflix insieme rappresentano oltre metà del traffico internet), contribuisca anche a sostenerne le spese.
La richiesta ha spinto la Commissione europea, per bocca del Commissario Thierry Breton, a chiedere ai contendenti di presentare le proprie argomentazioni prima di presentare quella proposta legislativa che potrebbe portare le aziende tecnologiche a supportare parte delle spese.
In passato, le Big Tech hanno fatto sapere che i loro investimenti vanno in direzione di una fornitura più efficiente dei contenuti e che qualsiasi contributo finanziario finirebbe per mettere a repentaglio la “neutralità della rete”, il principio secondo cui i provider devono garantire l’accesso di contenuti e applicazioni a dispetto della fonte.
TLC: costi enormi per ammodernare la rete
A quanto ammontano gli investimenti delle società di telecomunicazioni? Secondo i numeri contenuti nel comunicato diffuso dalle società, ogni anno vengono investiti 50 miliardi di euro in infrastrutture, e non sono abbastanza.
“I costi per la progettazione e la costruzione -riporta la nota- sono in aumento. I prezzi dei cavi in fibra ottica, per fare un esempio, sono quasi raddoppiati nel corso del primo semestre 2022. Allo stesso modo, il settore deve far fronte anche gli incrementi dei prezzi dei prodotti energetici e degli altri fattori produttivi”.
In simile scenario, la tempestività è fondamentale: “l’Europa ha perso diverse opportunità offerte dalla diffusione di internet, è ora di costruire con rapidità una struttura solida per l’era del metaverso. Per far sì che questo accada, e che sia sostenibile, riteniamo che i grandi generatori di traffico dovrebbero contribuire in maniera equa ai forti costi che stanno imponendo alle reti europee”.
Oltre alle già citate Deutsche Telekom, Orange e Telefonica, tra i segnatari del documento troviamo Vodafone, Bouygues Telecom, KPN, BT Group,Telia Company, Fastweb, Altice Portugal e Tim.
Azioni Tim in rally
Con il Ftse Mib in sostanziale parità all’indomani del voto, le azioni Tim guadagnano il 4% in scia dell'esito delle elezioni politiche italiane e beneficiano dei rumor sulla possibile vendita di Tim Brasil.
Tramite quest’ultima operazione, stimano gli analisti, potrebbero essere incassati 5-6 miliardi.