L’ormai nota vicenda che ha coinvolto l’australiana Greensill Capital, una delle principali società di finanziamento della supply chain con sede a Londra, rischia di abbattersi anche sul sistema finanziario italiano.
Se pochi giorni fa la società ha presentato domanda di insolvenza a causa del mancato rinnovo delle garanzie assicurative su 4,6 miliardi di dollari di prestiti da parte della Bond and Credit Company (Tokyo Marine), ora la partita sembra non interessare più solo Deutsche Bank, Commerzbank o Credit Suisse ma anche gli istituti di credito del Belpaese.
Ed ecco allora che dopo il faro aperto dalla BCE una decina di giorni fa, ora è la Banca d'Italia a volerci vedere chiaro. Per questo motivo Bankitalia ha avviato un’attività di verifica sulle banche e sugli intermediari sotto la propria supervisione.
L’assenza di garanzie per Greensill ha comportato la necessità per il Credit Suisse di sospendere a inizio marzo i fondi di investimento e a sostituire il responsabile dell’Asset Management affidando la divisione a Ulrich Korner.
Da qui l’effetto contagio si è diffuso anche a Greensill Bank, la controllata tedesca con sede a Brema, su cui recentemente il Tribunale della cittadina tedesca ha accolto domanda di insolvenza nominando Michael Frege curatore fallimentare.
La Banca d’Italia sta portando avanti una verifica a tappeto sugli intermediari vigilati direttamente per verificare la presenza di esposizioni verso Greensill. E i primi riscontri di questa attività confermerebbero la presenza di esposizioni rilevanti per alcuni istituti su cui l’Autorità di Vigilanza starebbe già intervenendo direttamente.
Un tema dunque che da qui alle prossime settimane dovrà essere attentamente monitorato anche dagli investitori italiani, con le azioni degli istituti di credito coinvolti che potrebbero vivere delle fasi di volatilità e nervosismo.