Fondo sovrano norvegese: 68 miliardi $ di utili nel 1° semestre 2025 | Investire.biz

Fondo sovrano norvegese: 68 miliardi $ di utili nel 1° semestre 2025

12 ago 2025 - 15:00

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Il fondo sovrano norvegese ha realizzato un utile importante nella prima parte dell'anno in corso, grazie soprattutto alle azioni. Ecco i numeri e gli investimenti fatti

Il fondo sovrano norvegese ha riportato numeri solidi nel primo semestre del 2025, con un utile netto di oltre 68 miliardi di dollari. Il più grande veicolo di investimento statale a livello mondiale ha realizzato un rendimento del 5,7% nel periodo, con il suo valore che è poco al di sotto di 2.000 miliardi di dollari. Ha inoltre confermato alcune partecipazioni di punta e ha deciso di liberarsi di altre per ragioni ben precisate.
 
 
 

Fondo sovrano norvegese: i numeri del semestre

Nella prima metà del 2025, il Norges Bank Investment Management ha realizzato un utile di 698,47 miliardi di corone norvegesi, pari a 68,28 miliardi di dollari. Ciò rappresenta un calo rispetto al risultato di 1,47 miliardi di corone del primo semestre 2024 ma comunque di assoluto rilievo.
 
La performance è stata determinata soprattutto dagli investimenti azionari che hanno prodotto un reddito di 552,62 miliardi di corone. L'utile da obbligazioni è risultato di 143,42 miliardi di corone. Gli immobili non quotati hanno generato un profitto di 8,66 miliardi di corone mentre il reddito da infrastrutture non quotate è ammontato a 1,43 miliardi di corone. I derivati finanziari hanno prodotto un reddito di 2,42 miliardi di corone. Considerando gli effetti sui cambi e le commissioni di gestione, il risultato finale si è attestato a 315,83 miliardi di corone.
 
Sul fronte dei rendimenti, le azioni hanno avuto un forte primo semestre, con un ritorno del 6,7% per il periodo. In particolare, i finanziari, le telecomunicazioni e i servizi di pubblica utilità sono stati i settori più solidi, mentre l'assistenza sanitaria ha prodotto il rendimento più debole.
 
Il ritorno delle obbligazioni è stato del 3,3%, con l'aumento dell'incertezza politica che ha portato a una notevole volatilità nel mercato. Soprattutto i rendimenti dei titoli di Stato Usa sono leggermente diminuiti durante il primo semestre.
 
Gli investimenti immobiliari totali del fondo hanno reso l'1,8% e hanno rappresentato il 3,6% del fondo alla fine del periodo. La strategia immobiliare del fondo copre sia gli investimenti immobiliari non quotati che quelli quotati.
 
Gli investimenti in infrastrutture per le energie rinnovabili non quotate hanno conseguito un rendimento del 9,4%. Questi comprende l'utile netto derivante dalla vendita di energia elettrica e le variazioni di valore degli investimenti. Il rendimento positivo è stato il risultato di effetti valutari e di reddito favorevoli durante il periodo. 
 
 
 

Norges Bank: cosa ha comprato e venduto

Il report semestrale del fondo sovrano norvegese ha messo in luce quali sono le partecipazioni detenute e i disinvestimenti. Oltre due terzi degli investimenti del fondo è in azioni e ora circa l'1,5% di tutte le azioni quotate sono appannaggio del Norges Bank Investment management. Gli investimenti sono tutti al di fuori della Norvegia.
 
Buona parte delle partecipazioni riguarda le Big Tech statunitensi, ovvero Apple, Microsoft, Alphabet, Nvidia, Amazon e Meta Platforms. Ciò conferma una posizione che il fondo aveva alla fine dello scorso anno, quando 9/10 delle maggiori partecipazioni azionarie si riferivano alle grandi aziende tecnologiche.
 
Buona anche la presenza delle società finanziarie (circa il 17%), che hanno prodotto un rendimento del 16,5%. In particolare, si sono distinte le banche europee, per effetto della "spinta derivante dalle aspettative di aumento della spesa pubblica e di una ottima redditività", ha affermato il fondo. 
 
Il Norges Bank ha scaricato 11 società israeliane, annunciando la cessazione dei contratti con i gestori esterni che si occupavano degli investimenti in Israele. La società al 30 giugno deteneva 61 partecipazioni israeliane.
 
L'amministratore delegato Nicolai Tangen ha attribuito la scelta a "circostanze straordinarie, con l'aggravamento delle condizioni in Cisgiordania e Gaza". In più, "il fondo rafforzerà ulteriormente la due diligence e porterà internamente la gestione di tutte le partecipazioni israeliane finora affidate a gestori esterni", ha aggiunto il Ceo. 
 
Il fondo sta ora esaminando più da vicino le restanti 50 società israeliane ancora in portafoglio e riferirà al Ministero delle finanze entro la scadenza del 20 agosto.
 
"Ci sono buone ragioni per credere che ci saranno ulteriori vendite", ha detto a Reuters il vice amministratore delegato Trond Grande, senza dire quante aziende potrebbero essere colpite. Tutto ciò comunque rientra in un ambito in cui da tempo il fondo ha deciso di prestare particolare attenzione a tutte le aziende di Paesi che sono coinvolti nelle guerre.
 
 

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