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L'ex Vicepresidente di Facebook avverte del rischio di una presa di posizione arbitraria da parte delle Autorità nei confronti dei colossi del Web;
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In questi ultimi anni sono fioccate le multe verso le grandi aziende tecnologiche;
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Gli investitori continuano a comprare titoli High Tech nonostante tutto.
A lanciare l'allarme è l'ex Vicepresidente di Facebook, Chamath Palihatiya: alcune grandi società dell'High Tech saranno costantemente nel mirino di Governi e Autorità di regolamentazione. Eppure in un'intervista al Financial Times, l'investitore ritiene che il social abbia un ruolo positivo in molte vicende che interessano un Paese. Un esempio al riguardo è la protesta organizzata in maniera corale tra gli USA e 12 altri Stati contro il razzismo, dopo l'omicidio di George Floyd che ha interessato le cronache mondiali. E Palihatiya sottolinea come grazie alla presenza di queste piattaforme si abbia una sensibilizzazione dei fenomeni evitando così che certi eventi possano sfociare nella violenza di massa.
Attori esterni contro le società tecnologiche
Nonostante questa veste di "stemperatori" delle tensioni, le Big Tech sarebbero destinate ad essere perseguitate, quantomeno fino a quando la loro dimensione sarà talmente grande da mantenere una certa influenza sul pensiero popolare. Secondo l'ex dirigente di Facebook, questo non potrebbe essere accettato da chi esercita il potere. E la cosa si manifesterebbe da qui ai prossimi 10 anni attraverso indagini e multe da parte delle Autorità regolamentari. E mediante una tassazione sfrenata da parte dei Governi. Oltre Facebook, sarebbero Amazon, Google e Apple i più colpiti. Mentre Microsoft solo per il momento verrebbe risparmiata per via del consenso al decreto approvato nel 2002 che ha frenato alcune pratiche della società informatica. La view di Palihatiya non è banale, coinvolge alcune tra le società in vetta alla classifica mondiale per capitalizzazione di Borsa (qui la Top 10 di Wall Street).
Le multe salate comminate finora ai colossi di internet
Da quando hanno cominciato a operare nel mercato dell'alta tecnologia sono diversi provvedimenti presi dalle varie Autorità nei confronti dei giganti del Web e a volte si sono tradotti in oneri costosissimi.
Due anni fa proprio Facebook subì una stangata record di 5 miliardi di dollari da parte della Federal Trade Commission (FTC), quando saltò fuori la notizia che i dati di 87 milioni di utenti della piattaforma erano finiti nel database di Cambridge Analytica che li utilizzava per scopi non molto ortodossi.
In quell'anno anche Google fu tramortita da una legnata di 4,34 miliardi di euro dalla Commissione Europea per abuso di posizione dominante, in riferimento al suo sistema operativo Android. L'azienda californiana non è nuova a questo tipo di spese. Solo un anno prima si era resa protagonista di una multa di 2,4 miliardi di euro, comminata sempre dall'UE, per aver danneggiato altri concorrenti sul mercato tramite il suo servizio di comparazione di prezzi Google Shopping.
A gennaio di quest'anno Apple è caduta nella rete delle multe salate. La società di Cupertino è stata condannata dalla giuria di Los Angeles a pagare un maxi risarcimento di 837 milioni di dollari per aver violato quattro brevetti riguardo la trasmissione wi-fi. E due mesi più tardi è stata la volta dell'Antitrust francese che ha inflitto una sanzione di 1,1 miliardi di euro per condotte anti-concorrenziali e abuso nei confronti dei rivenditori presso cui avrebbe creato una vera dipendenza. E non è finita qui. L'Antitrust europeo ha annunciato due giorni fa di avere iniziato due indagini nei confronti della mela morsicata che riguardano il negozio virtuale Apple Store e il sistema di pagamento Apple Pay.
Per quanto riguarda Microsoft, nel tempo il gioiello di Bill Gates ha accumulato multe per oltre 2 miliardi di dollari, ma la più imponente risale al 2008: 899 milioni imposti dalla Commissione UE per abuso di posizione dominante. Questo nonostante già nel 2004 l'azienda con sede a Redmond era stata punita per pratiche anti concorrenziali, dovendo così sostenere una spesa di 497 milioni.
Amazon invece è stata costretta a restituire nel 2017 al Lussemburgo 250 milioni di euro per tasse non pagate, o meglio per avere approfittato di un trattamento fiscale agevolato, non consentito dall'UE.
Azioni High Tech: quali ripercussioni dagli attacchi esterni?
Gli investitori in questi anni non sembra se ne siano preoccupati più di tanto. Basti pensare che le quotazioni azionarie dei colossi Tech citati hanno assorbito egregiamente il colpo della pandemia e si sono riportate ad un livello addirittura superiore rispetto alla fase pre-Covid. Negli ultimi 5 anni Apple, Facebook e Google hanno in pratica triplicato il loro valore azionario, nonostante tutte le sanzioni subite. Microsoft ha avuto una crescita spaventosa del 440% e Amazon del 370%.
Da questo si evince che, finché il business rimane all'avanguardia e fa brillare i conti aziendali, viene difficile pensare a uno stravolgimento della situazione. Quindi di come, da qui ai prossimi 10 anni, le ammende per pratiche scorrette o le maggiori tassazioni governative (web tax) imposte per sanare i bilanci pubblici possano indebolire le regine incontrastate di Wall Street.