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EUR/USD questa settimana si è collocato sopra 1,16, un livello che non vedeva da novembre del 2021. In questa fase è difficile capire se ciò sia più per effetto della forza dell'euro o più per la debolezza del dollaro Usa. È plausibile che entrambe le situazioni contribuiscano al rally.
L'euro obiettivamente sta attraversando uno splendido momento di forma, con gli investitori che scommettono nella crescita dell'economia europea dopo i grandi piani di spesa della Germania su difesa e infrastrutture. Recentemente, il governatore della
Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha fornito un endorsement alla moneta unica, indicandola come
punto di riferimento futuro negli scambi globali. Inoltre, secondo uno studio dell'Official Monetary and Financial institutions Forum,
le Banche centrali in futuro aumenteranno le riserve di euro (Banche centrali: via dal dollaro, le riserve saranno in oro ed euro).
Il dollaro americano, al contrario, è in difficoltà. Quest'anno ha perso parecchio terreno contro le principali valute perché gli operatori valutano negativamente la guerra commerciale innescata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Gli investitori cioè temono che un'escalation tariffaria potrebbe finire per colpire al cuore l'economia statunitense. Essi sono anche preoccupati per la politica fiscale troppo espansiva del governo statunitense, in un contesto in cui il debito federale e statale sta crescendo in maniera sostenuta.
In tutto questo si fa spazio anche la politica monetaria delle Banche centrali. I trader del mercato monetario prevedono che la BCE taglierà i tassi di interesse solo una volta ancora quest'anno, dopo un ciclo di 8 riduzioni. La Federal Reserve, invece, è vista abbassare il costo del denaro di almeno due volte, interrompendo una pausa che si è estesa per tutto il 2025 finora.
EUR/USD: i trader vedono quota 1,20 come prossimo target
Il mercato delle opzioni sta lanciando segnali eloquenti sul fronte del cross EUR/USD. Secondo i dati della Depository Trust & Clearing Corporation, negli ultimi giorni c'è stato un accumulo di opzioni call presso lo strike price di 1,17. Inoltre, le inversioni di rischio - che riflettono la differenza di prezzo tra call e put - sono aumentate questa settimana al livello più grande in oltre tre anni. In pratica, il sentiment rialzista sul "fiber" ha di gran lunga la meglio su quello ribassista.
Il livello di 1,17 è comunque cruciale, almeno nel breve termine. Non è escluso, secondo gli analisti, che ci possa essere un ritracciamento da quell'area, sulle prese di profitto degli operatori. Tuttavia, se la zona di resistenza dovesse essere sfondata, a quel punto è lecito attendersi la strada aperta verso quota 1,20.
La scorsa settimana, gli strategist di HSBC hanno spostato il loro target per l'EUR/USD da 1,15 a 1,20 a causa di "un'ampia debolezza del dollaro nei prossimi mesi". Sulla stessa linea gli analisti di Danske Bank, che il mese scorso hanno ribadito la loro previsione di 1,20 entro 12 mesi. Secondo gli esperti di Deutsche Bank, quella soglia sarà raggiunta entro la fine del 2025.