La World Nuclear Association (WNA) ha lanciato l'allarme: la carenza di uranio minaccia lo sviluppo dell'energia nucleare. Negli ultimi tempi, la crisi energetica generata dalla guerra Russia-Ucraina ha fatto tornare in auge questo tipo di energia mettendo in secondo piano tutte le discussioni che per anni si sono tenute sulla sicurezza. Il ritorno del nucleare arriva in un momento in cui la crescita delle fonti rinnovabili procede a rilento, o comunque a un ritmo più blando di quanto si pensava (o si sperava) qualche tempo fa.
La transizione verso una energia più pulita che si sganci dai combustibili fossili passa quindi inevitabilmente per i reattori nucleari. Tra l'altro, con il boom dell'intelligenza artificiale, i data center sono diventati particolarmente energivori. Giocoforza, le grandi aziende proprietarie di queste infrastrutture necessitano di enormi quantità di energia, tra cui quella nucleare.
Ora però c'è il problema dell'offerta insufficiente di uranio rispetto al fabbisogno. In un rapporto di questa settimana, la WNA ha riportato che la quantità di uranio necessaria per le centrali atomiche aumenterà di un terzo a 86 mila tonnellate entro la fine del decennio e a 150 mila tonnellate entro il 2040. Nel contempo molti reattori esistenti si esauriranno e la produzione relativa si dimezzerà nel prossimo decennio. Questo implica "un divario significativo che minaccia la ripresa dell'energia nucleare", si legge nel rapporto.
Mark Chalmers, Amministratore delegato della società statunitense di uranio Energy Fuels, vede "nuvole all'orizzonte". A suo avviso, saranno crescenti le aziende del settore che taglieranno la loro guidance "in parte a causa dell'invecchiamento delle miniere che diventano meno produttive". Quindi, "l'intero ecosistema deve essere in equilibrio, e non lo è", ha sottolineato.
Energia nucleare: come uscire dalla crisi dell'uranio?
Come se ne esce? I relatori della WNA osservano che l'unica strada è quella degli investimenti da parte dell'industria dell'uranio nell'estrazione delle miniere attuali e in quelle nuove e inattive. "Poiché le miniere esistenti dovranno affrontare un esaurimento delle risorse nel prossimo decennio, la necessità di nuove forniture di uranio primario diventa ancora più pressante", hanno avvertito. "Saranno necessarie notevoli esplorazioni, tecniche minerarie innovative, autorizzazioni efficienti e investimenti tempestivi".
La strada tuttavia è in salita. È vero che la capacità nucleare a livello globale è destinata quasi a raddoppiare grazie ai nuovi reattori in Cina e India, ma per le nuove miniere di uranio possono volerci da 10 ai 20 anni dalla scoperta del minerale alla produzione di una miniera, hanno affermato gli esperti. Questi esortano il settore a investire anche nell'arricchimento dell'uranio, utile come combustibile per i reattori.
Un processo che richiede uno sforzo notevole dal momento che il mercato è molto concentrato, con la Russia che detiene una posizione di leadership. "L'Occidente potrebbe rompere la sua dipendenza dall'arricchimento russo entro i primi anni 2030", ha affermato Jacques Peythieu, vicepresidente esecutivo del produttore francese di uranio Orano.