L’S&P 500 si prepara a un possibile rimescolamento prima della fine dell’anno, con gli aggiustamenti del quarto trimestre attesi per venerdì 19 dicembre. È un appuntamento tecnico, ma tutt’altro che marginale: su questo indice si ancorano circa 16.000 miliardi di dollari di asset in gestione, di cui 9.000 miliardi in strumenti indicizzati passivi. Ogni ingresso o uscita dal paniere genera flussi obbligati, e quindi movimenti molto concreti sulle singole azioni che fanno parte dell'S&P 500.
S&P 500: i vantaggi per le azioni che vengono incluse nell'indice
Prima di vedere quelle che potrebbero essere le azioni che entreranno a far parte dell'indice S&P 500, vediamo i vantaggi che questa decisione comporta. L'ingresso nell'indice S&P 500 è spesso considerato uno dei momenti più significativi nella storia di una società quotata. Non è solo una questione di prestigio; ci sono meccanismi finanziari tangibili che avvantaggiano il titolo azionario. Proviamo a vedere alcune delle ragioni principali per cui un'azione trae beneficio dall'essere inserita in questo indice.
L'effetto dei fondi passivi (acquisto obbligatorio)
Questo è il fattore più immediato e potente. Oggi, una quantità enorme di capitale globale è investita in fondi passivi e ETF (come SPY, VOO, IVV) che replicano fedelmente l'S&P 500. Nel momento in cui un'azione entra nell'indice, questi fondi sono obbligati per statuto ad acquistare azioni della società per bilanciare il loro portafoglio e riflettere la nuova composizione dell'indice. Questa ondata di acquisti "ciechi" (indipendenti dalla valutazione attuale del prezzo) crea una forte pressione rialzista sul prezzo delle azioni nel breve termine.
Visibilità e Prestigio ("Blue Chip" Status)
Far parte dell'S&P 500 rappresenta un sigillo di qualità e stabilità. L'inclusione segnala agli investitori che l'azienda è matura, finanziariamente solida e leader nel suo settore. L'azienda ottiene lo status di "Blue Chip". Le società dell'S&P 500 ricevono molta più attenzione da parte degli analisti di Wall Street e dei media finanziari, mantenendo il titolo sotto i riflettori.
Migliore liquidità e minore volatilità
L'ingresso nell'indice trasforma il modo in cui il titolo viene scambiato quotidianamente. Poiché il titolo è ora parte di innumerevoli prodotti finanziari (ETF, fondi pensione, futures), il volume degli scambi giornalieri aumenta drasticamente. Maggiore liquidità significa che la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita si riduce, rendendo più efficiente ed economico per gli investitori entrare e uscire dalla posizione.
Accesso al capitale facilitato
I benefici si estendono anche alla tesoreria dell'azienda stessa. Le aziende dell'S&P 500 sono percepite come meno rischiose. Questo permette loro spesso di emettere obbligazioni a tassi di interesse più bassi o di ottenere prestiti bancari a condizioni migliori. Inoltre, se l'azienda vuole acquisire un'altra società usando le proprie azioni come valuta di scambio, disporre di un'azione "S&P 500" rende l'operazione più attraente per il venditore.
Ovviamente gli operatori devono anche tenere conto del fenomeno chiamato "buy the rumor, sell the news": il prezzo dell'azione tende a salire bruscamente all'annuncio dell'inclusione e nei giorni precedenti l'ingresso effettivo. Tuttavia, talvolta il prezzo può ritracciare una volta che l'acquisto iniziale dei fondi passivi è stato completato.
Le azioni che potrebbero entrare nell'S&P 500
In una nota destinata ai clienti, Melissa Roberts, analista di Stephens, individua tre candidati in pole position per un’eventuale promozione dal segmento Mid-Cap. Si tratta di Comfort Systems, Pure Storage e Ciena, ovvero i tre titoli di maggior peso all’interno dell’S&P Midcap 400. "Le aggiunte eleggibili più probabili potrebbero essere i migratori dal 400 - scrive Roberts - con Comfort Systems, Pure Storage e Ciena come maggiori componenti dell’indice Mid-Cap".
Accanto a questi nomi, l’analista cita anche una seconda linea di possibili pretendenti, favoriti soprattutto dalle dimensioni: Carvana, CRH, Vertiv Holdings, Alnylam Pharmaceuticals e Ares Management. Tutti profili che, per capitalizzazione, iniziano a lambire l’orizzonte del principale benchmark azionario americano, dove oggi la soglia minima di accesso è stimata in circa 23 miliardi di dollari, secondo i dati di Charles Schwab.
Rebalance tecnico, impatti reali
Nonostante la lista di candidati sia nutrita, Roberts raffredda le aspettative su un maxi turnover. Il quarto trimestre è storicamente quello con il minor numero di cambiamenti discrezionali, e questa volta a frenare ulteriormente il ritmo interviene anche una pipeline di operazioni di M&A già piuttosto ricca, che offre al comitato di S&P Dow Jones Indices margini tecnici per aggiustare la composizione senza intervenire in modo massiccio. "Riteniamo che eventuali modifiche si concentreranno sul “clean-up” dell’indice e sulla migrazione di componenti sovra- o sotto-dimensionati", osserva l’analista.
A comprimere ulteriormente le chance dei candidati borderline è poi l’effetto mercato. "Le nuove linee guida sulla capitalizzazione per i nuovi ingressi tenderanno probabilmente a salire a inizio gennaio, complice la forza del listino", aggiunge Roberts. Questo significa che i titoli oggi vicini alle soglie di eleggibilità rischiano di vedere l’asticella alzarsi ancora, riducendo lo spazio per l'ingresso di nuove azioni nell'S&P500.
La selezione, in ogni caso, resta nelle mani di un comitato interno a S&P Global, che valuta una combinazione di dimensione, solidità finanziaria, flottante disponibile e liquidità media degli scambi. Oltre alle metriche quantitative, entra in gioco anche un criterio di equilibrio settoriale: l’obiettivo è evitare che l’indice si sbilanci eccessivamente verso un singolo comparto. Non è un dettaglio, considerando che il settore tecnologico oggi pesa circa il 34,6% dell’S&P 500, mentre i servizi di comunicazione - dove trovano posto colossi come Alphabet e Meta Platforms - aggiungono un altro 10,7%.
Flussi passivi e posta in gioco
Il contrasto interno al paniere rende ancora più evidente il valore dell’“ammissione al club”: oggi il titolo più grande dell’S&P 500 - Nvidia, ca va sans dire - vanta una capitalizzazione di circa 4.300 miliardi di dollari, mentre il più piccolo si ferma a 5,5 miliardi. In mezzo, una vasta geografia di società per cui il passaggio da Mid-Cap a Large-Cap e l’ingresso tra le azioni dello S&P500 significa guadagnare immediatamente visibilità, liquidità e una base stabile di azionisti istituzionali.
Per i candidati indicati da Melissa Roberts e per gli investitori che li seguono, il 19 dicembre potrebbe rivelarsi una data spartiacque. Anche se il quarto trimestre non è tradizionalmente quello dei grandi fuochi d’artificio, il rebalance di fine anno resta un appuntamento da monitorare, perché nell’era dei 16.000 miliardi di dollari agganciati all’S&P 500, nessuna decisione del comitato è davvero “solo tecnica”.