Le azioni Alphabet hanno il vento in poppa in questo periodo. Nell’ultimo trimestre le quotazioni sono aumentate di quasi un terzo a Wall Street, rientrando nella top ten dei migliori performer dell’indice S&P 500. Il motore del rally azionario sono i chip di successo dell’azienda legati all’intelligenza artificiale. Noti come unità di elaborazione tensoriale, o TPU, questi semiconduttori prodotti internamente stanno accelerando la crescita del business nel segmento cloud computing dell’azienda.
In particolare, c’è grande ottimismo sul fatto che Alphabet possa vendere i propri chip a terze parti. Recentemente è trapelata l’indiscrezione che Meta Platforms starebbe trattando con la Big Tech di Mountain View proprio per rifornirsi dei TPU al fine di addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale e per i data center. Una mossa che farebbe tremare Nvidia, legata a Meta da contratti miliardari. In sostanza, se il colosso guidato da Mark Zuckerberg dovesse rivolgersi ad Alphabet sganciandosi da Nvidia, per il più grande progettista di semiconduttori del mondo sarebbe una perdita enorme.
"Se le aziende vogliono diversificare oltre Nvidia, le TPU sono un buon modo per farlo, e questo significa che ci sono molte ragioni per essere ottimisti", ha detto Gil Luria, responsabile della ricerca tecnologica presso DA Davidson. "Il business dei chip potrebbe alla fine valere di più rispetto a Google Cloud. Ma anche se l’azienda non dovesse mai vendere un chip all'esterno, un chip migliore significa un cloud migliore ed efficiente".
Azioni Alphabet: quanto valore aggiunto dai chip AI
Non è ancora chiaro quali siano le intenzioni di Alphabet sui chip AI, ossia se venderà a terze parti i suoi TPU. Qualora dovesse farlo, Luria stima che in pochi anni l’azienda sarebbe in grado di conquistare un quinto del mercato dell’intelligenza artificiale, portando a casa introiti per circa 900 miliardi di dollari.
Secondo l’analista di Morgan Stanley, Brian Nowak, ci sono segnali di una “strategia di vendita TPU nascente che potrebbe generare grandi ricavi”. Stando alle stime della banca americana, ogni 500 mila TPU venduti a un data center di terze parti porterebbero 13 miliardi di ricavi e 40 centesimi di utili per azione nel 2027. Le proiezioni degli analisti per quell’anno sono di entrate per 447 miliardi di dollari: quindi, solo la vendita a terze parti dei chip AI corrisponderebbe a quasi il 3% del fatturato.
Alphabet può davvero scalzare Nvidia?
I TPU di Alphabet sono diversi dai chip progettati da Nvidia. Si tratta di semiconduttori realizzati su misura per un uso specifico, come accelerare i carichi di lavoro del machine learning. Questo li rende meno flessibili ma più economici rispetto a quelli del rivale di Santa Clara. Il vero vantaggio risiede quindi nella loro convenienza, un aspetto tutt’altro che trascurabile in un contesto in cui le spese delle aziende tecnologiche legate all’intelligenza artificiale hanno raggiunto livelli esorbitanti.
“I chip Nvidia sono molto più costosi e difficili da ottenere, ma se puoi usare un chip ASIC (i TPU per circuiti integrati, ndr), Alphabet guida di gran lunga quel mercato”, ha affermato Mark Iong, gestore di portafoglio azionario presso Homestead Advisers. “Alphabet è l’unica azienda con leadership in ogni livello dell’AI”, ha aggiunto, indicando Gemini, Google Cloud, le TPU e diversi altri settori. “Questo le dà un vantaggio incredibile”.
Tuttavia, in Nvidia non sono della stessa opinione. Un portavoce dell’azienda ha citato un recente commento dell’Amministratore delegato Jensen Huang, secondo cui Nvidia ha un vantaggio competitivo chiaro su tutti gli altri. “Non sono in molti capaci di costruire cose incredibilmente complicate” come fa Nvidia, ha riferito il portavoce.
Come tutto ciò può riflettersi sulle azioni
Come potrebbe riflettersi tutto questo sulle azioni Alphabet? Il titolo ha ancora grandi margini di guadagno dopo l’ultima cavalcata? Le azioni scambiano a circa 27 volte gli utili attesi, registrando il valore più alto dal 2021 e posizionandosi al di sopra della media degli ultimi dieci anni. Tuttavia, se si paragonano i multipli ai rivali Apple, Microsoft e Broadcom, si nota come le azioni Alphabet siano ancora relativamente economiche.
Allen Bond, gestore di portafoglio presso Jensen Investment Management, ha recentemente sfruttato il rally del titolo per vendere parte della sua quota. Ciò non toglie che rimanga positivo riguardo alle prospettive dell’azienda.
“Alphabet sta mostrando una forza tangibile e progressi con l’AI e, sebbene questo sia sempre più apprezzato dagli investitori, la valutazione appare ancora ragionevole date le aspettative di crescita”, ha affermato. “Il fatto che abbiamo maggiori prove di slancio dell’AI in un’azienda che scambia a sconto rispetto a Microsoft e Apple significa che Alphabet rimane una partecipazione centrale”.