La settimana che è trascorsa ha detto delle cose importanti sul fronte delle azioni cinesi quotate nei mercati internazionali. Le Autorità di Pechino hanno mandato dei segnali che il mercato ha colto immediatamente, innescando una reazione imponente di quei titoli che da un anno e mezzo a questa parte hanno vissuto una via crucis sotto le pressioni regolamentari.
Il messaggio forse più importante è stato quello di porre fine a una repressione che ha bruciato oltre 1.500 miliardi di capitalizzazione. E' una cosa questa che gli investitori si attendevano in questo 2022 ma che fino ad ora non avevano trovato conferma negli atteggiamenti del Governo cinese, intento a proseguire spedito verso gli obiettivi di prosperità comune.
Adesso sembra che ci sia stato un riconoscimento di aver forzato eccessivamente la mano e che il rischio sia effettivamente alto, proseguendo su questa linea, di affossare le realtà aziendali che hanno costituto la colonna portante della crescita del Paese in tutti questi anni.
L'altro aspetto che ha acceso le quotazioni dei titoli cinesi è stata la notizia che Pechino avrebbe offerto collaborazione alle Autorità statunitensi
permettendo alle società quotate a Wall Street di adeguarsi agli standard contabili richiesti dalla
Securities and Exchange Commission, in modo da evitare il temuto delisting.
Infine la
People's Bank of China avrebbe sostenuto l'economia cinese con
ampie misure di stimolo monetario per risollevare molte aziende dalle sabbie mobili, soprattutto nel settore immobiliare in questo momento moribondo.
Azioni cinesi: i problemi che Pechino dovrà risolvere
Può bastare tutto questo? Evidentemente no. I mercati hanno bisogno che gli annunci poi vengano tramutati in azioni concrete. A partire dalla repressione normativa. Alcuni grandi gruppi come Alibaba e Tencent necessitano di non sentire più il fiato sul collo delle Authority per ripartire dal fondo. In verità il gigante e-commerce deve districarsi ancora tra le normative antitrust, mentre il colosso dello streaming musicale rischia una multa gigantesca per il divieto delle normative antiriciclaggio riguardo la sua piattaforma WeChat.
Che l'accanimento nei confronti delle aziende internet fosse agli sgoccioli quindi è ancora tutto da dimostrare. Julian Evans-Pritchard, economista cinese senior di Capital Economics, ha affermato che quella di Pechino sembra più una risposta temporanea all'attuale debolezza, ma che sarebbe ingenuo presumere che le politiche e i venti contrari normativi che devono affrontare il settore tecnologico e immobiliare siano ora svaniti.
Quanto alla collaborazione offerta alla SEC per evitare il delisting delle azioni cinesi dalla Borsa americana, occorre dire che l'Autorità americana non ha risposto con lo stesso tono conciliante. Il messaggio più duro, però, arriva da parte dei gestori di fondi che stanno gradualmente spostando i capitali da Wall Street a Hong Kong per le azioni che hanno una doppia quotazione. Questo è un segno di poca fiducia che alla fine i 2 fronti riescano a trovare un compromesso che eviti non pochi disagi per gli investitori.
Sulle misure di stimolo ai settori più sofferenti del Paese, si attendono iniziative che ancora non ci sono state come la riduzione dei tassi da parte della Banca Centrale. Questo si intreccia con un'altra questione che potrebbe avere effetti sismici, come la decisione della Cina di appoggiare o meno la Russia nel conflitto in essere con l'Ucraina. Il Governo dovrà fare bene i conti e scegliere se unirsi o meno alla contrapposizione all'Occidente, prendendosi il rischio di inciampare nel terreno scivoloso delle sanzioni che potrebbero infliggere un colpo letale alla propria economia.
Vi è infine la questione Covid-19. Le misure draconiane per raggiungere zero contagi non stanno funzionando per ora e alcune città chiave a livello produttivo come Shenzen sono in questo momento bloccate. Quanto tutto questo abbia riflessi dannosi per la crescita del Paese lo si vedrà nei prossimi dati macroeconomici, ma se il Dragone non risolve il problema pandemico è difficile pensare a un rally delle azioni in Borsa senza soluzioni di continuità.