Il segnale che arriva dai mercati obbligazionari è un po' inquietante per Wall Street.
Il rendimento degli utili delle azioni dell'S&P 500 - calcolato come l'inverso in termini percentuali del price/earnings -
è il più basso dal 2002 rispetto al rendimento dei titoli di Stato americani. Secondo i dati Bloomberg, il rendimento degli utili del benchmark azionario statunitense si aggira intorno al 3,7%, a confronto del ritorno dei Treasury a 10 anni di circa il 4,7%. Se si fa il paragone con i rendimenti del 5,6% delle obbligazioni societarie con rating "BBB", il gap è il più basso dal 2008.
Questo significa solo una cosa: le azioni sono molto sopravvalutate. Infatti, scambiano a circa 27 volte gli utili degli ultimi 12 mesi, rispetto a una media di circa 18,7 volte negli ultimi due decenni. Solitamente, il rendimento dell'utile azionario è superiore a quello obbligazionario, perché per definizione le azioni sono più rischiose dei titoli a reddito fisso.
Quando c'è un divario come quello attuale, non c'è da aspettarsi qualcosa di buono sui mercati. Lo si è visto proprio a inizio di millennio, allorché Wall Street è stata colpita dallo
scoppio della bolla delle dot-com e quindi da un periodo di forti vendite.
"Quando si guardano i rendimenti BBB e qualsiasi altro benchmark – il 10 anni, il 2 anni – c'è un divario molto significativo tra loro e i rendimenti degli utili azionari", ha detto Brad McMillan, Chief investment officer di Commonwealth Financial Network. "Storicamente questo ha spesso preceduto un calo piuttosto significativo".
Wall Street: è il momento di vendere?
Una precisazione però è d'obbligo: se correzione sarà, non è detto che avverrà nel breve termine. In altre parole, lo spread tra il rendimento delle obbligazioni e quello degli utili azionari è stato positivo per circa due anni e potrebbe persistere per lunghi periodi. La grande domanda che si pongono gli operatori è quanto tempo ci vorrà perché si abbia un ritracciamento delle azioni.
Gli investitori per ora non sembrano preoccuparsene più di tanto. "Anche con una potenziale correzione in arrivo, gli investitori sono contenti di correre il rischio per ora", ha affermato Dan Suzuki, vice Chief investment officer di Richard Bernstein Advisors. "Gli investitori si stanno orientando verso asset che offrono sempre più rialzo".
A giudizio di Kevin Caron, co-Chief investment officer e senior portfolio manager di Washington Crossing Advisors, "può volerci molto tempo prima che arrivi una correzione. E fare affidamento sui BBB e sui multipli del mercato azionario per prevedere una flessione non è una strategia infallibile", ha detto. "Se si riporta l'analisi agli anni '90, era un luogo comune che il rendimento dell'S&P fosse inferiore al rendimento delle società Baa. Lo spread è stato negativo per l'intero decennio ed è diventato positivo solo nel 2003".
Tuttavia, gli strategist di Morgan Stanley hanno avvertito di quanto il divario di rendimenti mostri la fragilità del rally del mercato azionario post-elezioni USA. "Rendimenti obbligazionari più elevati e un dollaro forte potrebbero pesare sulle valutazioni azionarie", hanno scritto in una nota questa settimana. Un saggio di quanto traballante possa essere il trend rialzista di Wall Street lo si è avuto il 18 dicembre, quando la Federal Reserve ha annunciato due tagli ai tassi di interesse nel 2025 piuttosto che i tre/quattro attesi. Quel giorno le azioni USA sono precipitate di quasi tre punti percentuali, registrando la peggiore seduta post-Fed dal 2001.
Secondo Michael O'Rourke, Chief market strategist di JonesTrading, "poiché i Treasury rimangono sotto pressione spingendo i rendimenti al rialzo, le valutazioni azionarie dovrebbero adeguarsi al ribasso per rimanere competitive".