Il mercato azionario cinese rappresenta oggi una bella scommessa per il futuro. Tutta una serie di situazioni straordinarie hanno spinto le quotazioni molto in basso, rendendo interessanti molti titoli di buona qualità. E' chiaro che la tempesta che si è abbattuta su alcuni settori, come quello immobiliare con il caso Evergrande o quello energetico con l'energy crunch, debba prima acquietarsi.
Scegliere il timing giusto però potrebbe rivelarsi decisivo, per questo gli investitori si stanno chiedendo se sia meglio entrare adesso a mercato prendendosi tutti i rischi del caso oppure aspettare tempi migliori con il pericolo di arrivare troppo tardi.
Cina: tra gli investitori divergenza di prospettive
Un sondaggio lanciato da Cheung Kong Graduate School of Business tuttavia rileva come ci sia una differenza di sentiment sul mercato tra investitori istituzionali e retail. I primi sono molto più ottimisti sulle Borse del Dragone, mentre i piccoli trader temono che il passaggio a una ritrovata condizione di normalità richieda tempi più lunghi.
Lo studio ha interpellato 1.900 investitori individuali e 600 professionisti. Di questi ultimi l'80% pensa che nei prossimi 12 mesi le azioni cinesi cresceranno, soprattutto a partire dal mese di maggio. Di parere diametralmente opposto i retail, che pronosticano ancora cali sui mercati.
La ragione della divergenza è spiegata da Liu Jing, professore e decano associato al CKGSB che ha guidato il team di ricerca. Jing ritiene che vi è un diverso modo di percepire ciò che sta succedendo in Cina: il piccolo investitore si concentra sul momento, dando maggiormente voce al suo stato emotivo; il professionista viceversa ha più una visione strutturale di lungo periodo.
In verità, secondo l'esperto le aspettative di operatori al dettaglio e istituzionali sono stati simili negli ultimi 2 anni, ma le ultime vicende hanno sempre più ampliato il divario. Un aspetto che va rilevato e che potrà incidere sui mercati riguarda il peso specifico di ogni tipologia di trader. La stragrande maggioranza delle negoziazioni in Cina viene fatta dai piccoli investitori, ma l'80% degli scambi per capitalizzazione è in mano agli operatori professionali.
Cina: 3 motivi di ottimismo degli istituzionali
A questo punto viene da chiedersi perché gli investitori istituzionali credono nella rinascita delle azioni cinesi. Vi possono essere 3 possibili spiegazioni. Innanzitutto, i ribassi che si sono visti quest'anno vanno interpretati. Bisogna tener presente che i mercati cinesi sono diversi rispetto a quelli più avanzati, nel senso che praticamente ogni anno si assiste a lunghi ribassi per effetto della volatilità, ma poi alla fine i rendimenti annualizzati rimangono alti.
Se si fa il raffronto tra l'MSCI China e l'S&P 500 negli ultimi 20 anni, si nota come l'indice cinese abbia battuto quello americano in termini di rendimento totale annuo: 12,3% vs 9,3%. Ciò significa che il calo delle quotazioni vada contestualizzato.
Una seconda ragione che giustifica l'ottimismo degli istituzionali va ricercata nella repressione normativa. Il mercato ha già pagato dazio della presa di posizione netta da parte delle Autorità governative contro alcuni settori e realtà aziendali. Probabilmente il Regolatore cinese si renderà conto che non può tirare la corda oltremisura e inizierà ad ammorbidire la presa, come in realtà sta già facendo.
Infine vi è anche l'attegiamento da parte della PBOC, più incline ad accogliere afflussi di denaro da parte degli investitori stranieri, ponendosi meno in una posizione di guerra. Questo servirà ad accrescere la liquidità sul mercato sostenendo le quotazioni.