Rullo di tamburi a Wall Street per l'entrata in scena delle Big Tech nella stagione delle trimestrali. Finora solo
Tesla ha rilasciato i conti, ma questa settimana scenderanno in campo tutte le altre Magnifiche Sette (ad eccezione di
Nvidia, che riporterà i dati il 19 novembre). Domani sarà il turno di
Microsoft, Meta Platforms e Alphabet, che anticiperanno di un giorno
Apple e Amazon. I titani della tecnologia americana sono pronti a segnalare ricavi in aumento a ritmo sostenuto nel trimestre che va da luglio a settembre, mentre probabilmente affermeranno l'impegno a
riversare miliardi di dollari nell'intelligenza artificiale.
Gli analisti prevedono che Microsoft registrerà una crescita dei ricavi del 14,9% nel trimestre, mentre il fatturato di Alphabet aumenterà probabilmente del 13,2%, quello di Amazon dell'11,9%, e le entrate di Meta del 21,7%. La crescita degli utili, tuttavia, dovrebbe rallentare a causa dell'aumento dei costi, con tutti, tranne Microsoft, che dovrebbero rilevare l'incremento più debole degli ultimi 10 trimestri.
Si prevede anche che le unità di cloud computing di Amazon, Microsoft e Google realizzeranno una forte crescita nonostante i vincoli di capacità che limitano la loro possibilità di soddisfare la domanda di intelligenza artificiale. Le stime dei ricavi di Microsoft Azure sono per un progresso del 38,4% nel periodo, superando la crescita prevista del 30,1% per Google Cloud e del 18% per Amazon Web Services.
Trimestrali Big Tech: intelligenza artificiale croce e delizia
Il focus delle trimestrali è comunque sull'intelligenza artificiale. Secondo le stime, Microsoft, Alphabet, Meta e Amazon spenderanno insieme 400 miliardi di dollari per l'infrastruttura AI (Artificial Intelligence) quest'anno. Il punto è se questi grandi investimenti avranno il ritorno sperato. Secondo uno studio del Massachusetts Instite of Technology, degli oltre 300 progetti AI analizzati, appena il 5% ha ottenuto guadagni misurabili, con la maggior parte di questi progetti che si ferma nella fase pilota. Una percentuale davvero esigua, considerando che gli investitori ora ricercano nei dati di bilancio il riscontro degli enormi impegni di spesa.
"Nel complesso, i modelli non ci sono. Sento che l'industria sta facendo un salto troppo grande e sta cercando di fingere che questo sia fantastico, e non lo è. È una sciocchezza", ha affermato Andrej Karpathy, co-fondatore di OpenAI e co-fondatore di Tesla.
Bolla o no?
Tutto ciò significa che siamo in una bolla guidata dall'intelligenza artificiale a Wall Street? Da quando OpenAI ha fatto irruzione nel mercato con il suo ChatGPT, il rally delle azioni ha aggiunto circa 6.000 miliardi di capitalizzazione. Proprio la tecnologia ha compensato gli effetti nefasti dei dazi dell'amministrazione Trump, secondo la comunità finanziaria. Ora però da più parti arrivano avvertimenti che la frenesia dei titoli tecnologici ha superato i fondamentali. Questo sarebbe un grosso rischio per gli investitori, che continuano a essere riluttanti a posizionarsi contro il rally alimentato dall'AI.
Un segnale di allarme è dato dalla rete di accordi circolari che le Big Tech hanno siglato con OpenAI per un valore complessivo di circa 1.000 miliardi di dollari. Ancora non è chiaro come la startup americana riuscirà a finanziare questa mole di spesa e il rischio è che una falla innescherebbe una reazione a catena molto pericolosa.
"Quando le stesse aziende si finanziano e si affidano l'una all'altra, le decisioni potrebbero non essere più basate sulla domanda o sulle prestazioni reali, ma sul rafforzamento delle aspettative di crescita", ha affermato Ahmed Banafa, professore di ingegneria presso la San Jose State University. "Questi accordi non sono necessariamente problematici di per sé, ma quando diventano la norma, aumentano il rischio sistemico".
Tuttavia, c'è chi rimane ottimista, in quanto la crescita dei ricavi a due cifre e i forti flussi di cassa terranno sani i bilanci delle Big Tech. "L'adozione (dell'AI, ndr) potrebbe essere bassa in questo momento, ma non è un indicatore futuro. Con una maggiore spesa e una maggiore innovazione in questi modelli, è destinata a crescere", ha affermato Eric Schiffer, Amministratore delegato della società di investimento Patriarch Organization. "Non credo che siamo ancora in una fase di bolla".