La pressione dei falchi all'interno del Consiglio Direttivo della
Banca Centrale Europea sembra aver preso il sopravvento anche sui funzionari che finora si sono mostrati tra i più accomodanti come il
capo economista Philip Lane e il componente del Consiglio Esecutivo Fabio Panetta. L'ultima rilevazione dell'inflazione relativa al mese di aprile, collocatasi al 7,5%, potrebbe aver rotto gli indugi e convincere tutti che un rialzo dei tassi d'interesse quest'anno sia una cosa necessaria.
Lane ha dichiarato a un evento del think tank Bruegel che ormai risulta chiaro che verranno effettuati ritocchi non solo una volta, ma in una sequenza nel tempo, precisando come la tempistica non dovrebbe essere vista come la cosa più importante. Inoltre, ha aggiunto che perseguire la normalizzazione significa aumentare i tassi sopra lo zero, a condizione che l'inflazione rimanga sulla buona strada per arrivare all'obiettivo dichiarato dalla BCE del 2%.
Panetta ritiene invece che nella riunione del 21 luglio potrebbe essere ancora troppo presto alzare i tassi e comunque sarebbe il caso di aspettare i dati sulla crescita del secondo trimestre per avere un quadro più nitido della situazione. Tuttavia, ha affermato che, con aspettative di inflazione in aumento, potrebbe non essere più necessario mantenere tassi negativi e acquisti netti di asset. Quindi la BCE potrebbe ridurre il suo livello di accomodamento monetario, a suo avviso.
Ricordiamo che
l'Eurotower dal 2014 tiene a zero il costo del denaro e a -0,5% il tasso sui depositi, mentre la
Federal Reserve e la
Bank of England si sono già mosse in anticipo per frenare la crescita dei prezzi. L'istituto guidato da
Jerome Powell ha effettuato una stretta di un quarto di punto percentuale nel meeting di marzo e di mezzo punto in quello di maggio. Londra invece ieri ha alzato i tassi per la quarta volta consecutiva portandoli all'1%.
BCE: il trionfo dei falchi sulla politica monetaria?
Se anche le colombe della BCE si sono piegate all'idea di una svolta più aggressiva da parte dell'istituto centrale, a maggior ragione coloro che occupavano una posizione più restrittiva o comunque più neutra hanno fatto sentire maggiormente la loro voce.
Ad esempio il Governatore della Banca Centrale finlandese, Olli Rehn, ha affermato che un aumento dello 0,25% dei tassi a luglio sarebbe giustificato. A suo giudizio, la BCE dovrebbe portare avanti una politica di inasprimento monetario, anche se il prossimo anno si dovesse configurare una recessione nell'eurozona. Quindi non è necessario ritardare la normalizzazione della politica monetaria.
Ancora più netta la presa di posizione di Robert Holzmann, numero uno della Banca Centrale austriaca, che ha dichiarato che l'istituto guidato da
Christine Lagarde probabilmente
effettuerà una stretta già nella prossima riunione di giugno. Mentre il Vicepresidente Luis de Guindos e il componente del Consiglio Esecutivo Isabel Schnabel hanno affermato che una serie di aumenti dei tassi potrebbe iniziare entro luglio.
Il quadro generale quindi sembra essere volto verso un cambiamento importante nell'atteggiamento che avrà Francoforte nei prossimi mesi, al punto che ora molti economisti temono che la BCE possa inasprire la sua politica monetaria sull'apice di una recessione. Carsten Brzeski, capo della ricerca macro presso ING, ha detto che questo è il momento della capitolazione delle colombe, con i tentativi di Lane e di Panetta di impedire un incremento dei tassi a luglio che si sono rivelati molto timidi.