-
L'organo supervisore della BCE decide la sospensione dei dividendi fino al 2021 e fioccano le vendite in Borsa dei titoli bancari;
-
Generali e Unipol potrebbero non pagare la seconda tranche di dividendi;
-
Alcune banche si salvano grazie a una migliore situazione patrimoniale, Intesa San Paolo sorvegliata speciale dei mercati.
Il settore bancario oggi è travolto da una pioggia di vendite sui mercati azionari europei, dopo una cavalcata portentosa iniziata a metà maggio. L'indice STOXX Banks EUR Price perde il 3,42% e il FTSE Italia All Share Banks il 3,38%, ma durante le contrattazioni della giornata il segno meno era ancora più pesante. A dare il là al selling diffuso la richiesta del Consiglio Generale del Comitato per il Rischio Sistemico della BCE (CERS) a banche, assicurazioni e società di investimento di sospendere la distribuzione dei dividendi, il riacquisto di azioni proprie e il pagamento di bonus fino al primo gennaio del 2021. L'Eurotower aveva già fatto una richiesta simile all'inizio della pandemia, ma essa poneva come termine di riferimento il mese di ottobre. Ieri Christine Lagarde ha annunciato davanti al Parlamento Europeo il prolungamento della scadenza in ragione di una permanenza del virus oltre le previsioni. La restrizione non comprende il pagamento delle cedole relativamente ai Bond Additional Tier 1 emessi dalle banche, ossia a particolari obbligazioni che assorbono le perdite della banca quando gli indici patrimoniali scendono sotto il livello del Tier1.
Chi sono gli istituti finanziari che rischiano di più e quelli che potrebbero salvarsi
Secondo Equita Sim, le assicurazioni Unipol e Generali potrebbero essere le società che verrebbero particolarmente danneggiate. l Leone di Trieste ha già pagato la prima tranche di dividendo a maggio di 0,50 euro per azione, ma è a rischio la seconda tranche di 0,46 da distribuire entro fine anno. Stesso discorso vale per Unipol che dovrebbe distribuire 0,28 euro per azione, pari al 5,7% di rendimento cedolare.
Banca Generali, Banca Mediolanum e Fineco Bank potrebbero farla franca a giudizio di Banca IMI e pagare ugualmente la cedola, con il benestare di Francoforte. Questo grazie ad una stabilità patrimoniale sicuramente migliore rispetto a quella delle su citate assicurazioni. Infatti Banca Generali avrebbe il Cet1 al 14,1%, Banca Mediolanum al 18,8% e Fineco Bank al 19,3%. A parere degli analisti il vantaggio di questi tre istituti di credito starebbe nel fatto di avere un modello di business che li mette maggiormente al riparo da un eventuale credit risk.
UBS vede la situazione in maniera meno allarmistica in quanto si tratterebbe soltanto di rinviare al più di qualche mese il pagamento dei dividendi. Anzi questo potrebbe rappresentare una forma di tutela di una policy più improntata sul contenimento del rischio. Semmai questa notizia stride con i rialzi che ha avuto il settore in quest'ultimo periodo, alla luce anche dell'incertezza relativa alle perdite sui prestiti e al peso degli asset ponderati per il rischio.
Unicredit e Intesa avevano già deciso di non pagare le cedole
Altre banche avevano già deciso di congelare i dividendi subito dopo il primo stop intimato dalla BCE nel mese di marzo. Tra queste Unicredit che aveva il giorno stesso comunicato la notizia e Intesa SanPaolo che, nell'assemblea del 27 aprile, ha approvato la proposta del CdA di sospendere il pagamento delle cedole.
Riguardo la prima banca italiana, Equita Sim si era espressa in maniera positiva, stimando un beneficio in termini di generazione di capitale di 113 punti base. Oggi la cosa assume un'importanza particolare visto che Intesa SanPaolo è caduta sotto l'occhio del ciclone dopo che l'Autorità Antitrust ha ritenuto che al momento non ci sono le condizioni per l'OPS con UBI Banca. E oggi a Piazza Affari lascia sul terreno il 4,29%.