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banche italiane potrebbero essere protagoniste di grandi fusioni e acquisizioni, secondo gli analisti. Negli ultimi anni il settore bancario del Belpaese è andato verso un consolidamento, con le combinazioni tra: Banco Popolare a Banca popolare di Milano il 23 dicembre 2016, la cui fusione ha dato vita a Banco BPM a partire dal 1° gennaio 2017;
Intesa Sanpaolo e Ubi il 12 aprile 2021; e infine BPER e Carige il 24 novembre 2022. Tuttavia, ancora potrebbero esserci nuove aggregazioni, esaudendo il
desiderio dell'Unione Europea di vedere nel continente banche sempre più grandi in grado di tenere testa alle rivali americane che dominano la scena nel sistema finanziario internazionale.
"Se si valutano le singole banche in Italia, è difficile non credere che qualcosa accadrà, direi, nei prossimi 12 mesi o giù di lì", ha affermato Antonio Reale, co-responsabile delle banche europee di Bank of America. L'esperto ha aggiunto che l'Europa ha bisogno di istituti di credito più "grandi, forti e redditizi", ma ha marcato una differenza tra l'Italia e un Paese come la Spagna. Gli iberici hanno visto un grande consolidamento dopo la grande crisi del 2008, "con una serie di capacità in eccesso che sono uscite dal mercato in un modo o nell'altro". Quanto all'Italia, "è molto più frammentata in termini di mercati bancari".
Secondo Nicola De Caro, vicepresidente senior di Morningstar, l'Italia insieme alla Spagna e alla Germania può giocare un ruolo importante nell'ambito del consolidamento del sistema bancario, ma ha precisato che questo è più probabile che riguardi "fusioni nazionali piuttosto che transfrontaliere europee, a causa di alcuni impedimenti strutturali".
Banche italiane: ecco chi saranno i player dell'M&A
Da tempo alcune banche risultano le più chiacchierate come possibili candidate a grandi operazioni che bollono in pentola. Indubbiamente in cima alla lista vi è Banca MPS, salvata più volte dal collasso negli anni passati dallo Stato italiano. Il Tesoro ha un accordo con l'Unione Europea di uscire completamente dal capitale della banca e la direzione presa è quella concordata. Oggi il Ministero dell'Economia e delle Finanze detiene una quota del 26,73%, dopo la vendita dell'ultimo pacchetto del 12,5% a marzo di quest'anno.
Il governo italiano è però alla ricerca di un partner per costituire il secondo o terzo polo italiano. Una delle candidate potrebbe essere UniCredit. La seconda banca italiana sforna profitti stellari e lo scorso anno ha prodotto un utile di 8,6 miliardi di euro. Tra l'altro ha tanto capitale in surplus che potrebbe essere utilizzato, ma per il momento sta pensando più che altro a remunerare gli azionisti con dividendi e riacquisti di azioni proprie. L'amministratore delegato Andrea Orcel ha dichiarato nei mesi scorsi che in questo momento non ci sono le condizioni, visti i prezzi, per realizzare potenziali fusioni e acquisizioni in Italia. Tuttavia, ha lasciato aperta la porta a questa possibilità se le condizioni di mercato dovessero cambiare.
Reale di BofA ritiene possibile una combinazione tra MPS e UniCredit, perché la banca toscana "è stata riabilitata e necessita di una riprivatizzazione", mentre UniCredit "è ora seduta su una pila relativamente grande di capitale in eccesso".
A giudizio di De Caro di Morningstar, "UniCredit, BMPS e alcune banche di medie dimensioni probabilmente giocheranno un ruolo nel potenziale futuro consolidamento del settore bancario in Italia".
Anche Paola Sabbione, analista di Barclays, crede che sia MPS che UniCredit alla fine faranno qualcosa. "Monte dei Paschi è alla ricerca di un partner, UniCredit di possibili target. Quindi da queste banche, in teoria potrebbero nascere diverse combinazioni". Tuttavia, "nessuna di esse ha urgente bisogno", ha precisato.