Quali effetti avranno gli aumenti dei tassi d'interesse sulle banche europee? È un dilemma a cui non è facile al momento offrire una risposta certa, visto il quadro macroeconomico generale e il contesto geopolitico. Quest'anno la risalita dei rendimenti aveva inizialmente apportato benefici al settore bancario, uno dei pochi le cui azioni crescevano in Borsa. Poi si è avuta un'improvvisa inversione di tendenza e alla fine anche gli istituti di credito si sono adeguati al calo generale.
In realtà, con tassi più alti aumenta la redditività delle aziende di credito, poiché i tassi su mutui e prestiti si adeguano molto più rapidamente a tali incrementi rispetto ai tassi sui depositi dei clienti. Infatti, per tutto il periodo in cui le Banche centrali hanno tenuto il costo del denaro in prossimità dello zero, le banche hanno accusato notevoli problemi di redditività e alcune hanno addirittura dovuto imporre tassi negativi sui depositi.
Tuttavia, la questione oggi è particolare, perché il rialzo dei tassi non è il riflesso di un'economia in salute, ma di una decisione obbligata per combattere un'inflazione devastante. Questo però porta inevitabilmente a una contrazione dell'economia, dove il sistema bancario in tale circostanza ne soffre particolarmente. Per la precisione, un'economia che non cresce più, o addirittura che finisce in recessione, fa aumentare i crediti in sofferenza delle banche sottoforma di mutui alle famiglie e prestiti alle imprese. Per di più è in genere tutta l'attività di prestito di una banca che flette, in quanto con tassi più alti sono meno i mutui accesi per comprare una casa o i finanziamenti richiesti per avviare un'attività.
Banche europee: le previsioni di BofA
Per le ragioni sopra esposte, il comportamento delle azioni delle banche europee risulta essere alquanto incerto e divisivo. Infatti, all'interno di Bank of America vi è una spaccatura di opinioni tra gli analisti e gli strategist.
I primi propendono per rialzi. La ragione è dettata dal fatto che la stretta monetaria aumenta i ricavi derivanti dai tassi d'interesse, ma allo stesso tempo il rischio di crediti inesigibili rimane basso. Gli analisti stimano che le banche europee globalmente riceveranno 88 miliardi di euro di ricavi a costo zero, grazie al fatto che
dalla Grande Crisi del 2007-2008 i depositi si sono triplicati. Quanto ai rischi di credito, le svalutazioni si sono ridotte di due terzi rispetto ad allora, il che determina un abbattimento consistente delle perdite su crediti.
A questo si aggiunge che il margine d'interesse salirà da 1 miliardo di euro del secondo trimestre di quest'anno a 23 miliardi dello stesso periodo dell'anno prossimo, in base alle stime degli esperti di BofA. Se poi si somma anche l'effetto positivo del rendimento medio del 10% tra dividendi e buyback, è possibile che "vi sia una performance molto forte per le azioni delle banche europee nei prossimi anni", sottolineano gli analisti.
Gli strategist, al contrario, prevedono cali delle azioni, a causa del rallentamento dell'attività industriale, della diminuzione dei rendimenti obbligazionari e dell'allargamento degli spread tra i titoli di Stato europei e i Bund tedeschi. A loro giudizio, essendo un settore ciclico, il comparto bancario tende a sottoperformare quando l'economia arretra. Al riguardo, le previsioni sono per un PMI dell'area euro in diminuzione entro la fine del 2022 a 43, dai 47 attuali.
Nel contempo, vi sarà un'inversione dei rendimenti obbligazionari, perché "l'attenzione delle Banche centrali a un certo punto si sposterà dalle preoccupazioni per l'inflazione a quelle per la crescita", sostengono gli strateghi. Infine, il rallentamento della crescita globale e il calo del prezzo del petrolio, determinerà un aumento degli spread creditizi, aggiungono. Tutto ciò significa, in definitiva, che "le azioni delle banche europee potrebbero scendere del 15% all'inizio del 2023", hanno sentenziato gli esperti.