Con Wall Street oggi chiusa per la Giornata dei Lavoratori, è il momento per fare il punto della situazione. Dopo un rally straordinario di circa quattro mesi, gli indici borsistici americani stanno mostrando qualche segnale di stanchezza. L'effetto è anche fisiologico, con i benchmark che hanno aggiornato costantemente i loro massimi storici. Questo non toglie però che i motivi di preoccupazione sussistano, al di là delle alte valutazioni.
Le
tensioni geopolitiche sono uno dei motivi che potrebbero aver bloccato gli investitori nelle ultime sedute. La guerra in Ucraina è ancora lontana da una soluzione e il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump sta preparando un bazooka di sanzioni alla Russia da mettere in atto se il capo del Cremlino,
Vladimir Putin, non agirà per favorire la pace.
A giudizio degli esperti di geopolitica, finora l'inquilino della Casa Bianca si è frenato dall'usare il pugno duro nei confronti del leader russo essenzialmente per due ragioni. In primo luogo perché una raffica di misure repressive contro Mosca rischierebbe di mandare all'aria i suoi sforzi per far terminare il conflitto. E ciò significherebbe per Trump dire addio al suo obiettivo di ottenere il Nobel per la pace. In secondo luogo perché adoperare la mano pesante avvicinerebbe con ogni probabilità Putin tra le braccia della Cina, considerato il vero nemico degli Stati Uniti.
Questo clima di asperità non ha fatto il gioco delle azioni a Wall Street, alle prese anche con altri eventi. Tra questi, la mossa di Trump di licenziare la governatrice della Federal Reserve Lisa Cook, il che ha sollevato forti preoccupazioni per l'indipendenza della Banca centrale americana. Un altro vento contrario è il rischio che i dazi tornino a farsi sentire. In particolare, il mercato non è sereno per ciò che attiene ai rapporti tra Stati Uniti e India, mentre osserva con attenzione l'evolversi della situazione Usa-Cina, ovvero se la tregua sia solo temporanea o avverrà in maniera permanente.
Azioni Wall Street: Evercore è ottimista
È possibile che il mercato si sia preso solo una pausa nelle ultime sedute, quantunque l'euforia manifestata fino a poco tempo fa al momento appaia lontana. Gli strategist di
Evercore ISI tuttavia sono ottimisti e vedono
l'indice S&P 500 salire di un altro 20% a 7.750 punti entro la fine del 2026.
"La rivoluzione tecnologica dell'intelligenza artificiale porterà le azioni, i multipli e la società a nuovi livelli", ha scritto in una nota Julian Emanuel, Chief equity and quantitative strategist di Evercore ISI. A suo avviso, l'impatto dell'AI (Artificial Intelligence) significa che gli utili hanno sfidato le aspettative, come dimostra il fatto che il secondo trimestre abbia registrato "una crescita a due cifre e ampie sorprese al rialzo nonostante l'incertezza tariffaria/politica". La nuova tecnologia "è più grande di Internet", hanno scritto gli esperti. "In tre anni, il suo effetto ha toccato tutte le parti della società e dell'industria, anche se l'adozione inizia solo a declinare".
Gli strategist di Evercore tracciano anche il percorso dell'S&P 500 in uno scenario rialzista e in uno ribassista. Nel primo caso - in cui crescerebbe la fiducia dei consumatori, delle imprese e degli investitori - il benchmark potrebbe raggiungere addirittura i 9.000 punti. Nella seconda circostanza - caratterizzata da inflazione alta e rallentamento economico - l'indice rischierebbe di scivolare a 5.000 punti. Con riferimento al 2025, il team guidato da Emanuel ha come obiettivo quota 6.250 punti, il 3,25% al di sotto dei 6.460 attuali.