GameStop: ecco chi ha perso con il rally di Borsa | Investire.biz

GameStop: ecco chi ha perso con il rally di Borsa

11 feb 2021 - 11:30

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Vendere allo scoperto sulle azioni short squeeze si è rivelata una mossa sbagliata. Vediamo chi sono i grandi investitori che hanno perso capitali da queste operazioni

La vicenda di GameStop ha lasciato degli insegnamenti che gli investitori difficilmente dimenticheranno. Il principale è vecchio di secoli, ma a quanto pare non è mai abbastanza ribadirlo: mai farsi troppo prendere dall'entusiasmo quando si investe in Borsa, perché la cosa potrebbe nascondere trappole pericolose. E infatti puntualmente la massima non è stata neanche questa volta smentita.

L'altra lezione imparata è un pò una novità nel mondo finanziario globalizzato: con l'avvento dei social investire allo scoperto espone a rischi mai corsi prima. Così molti ne sono usciti con le ossa rotte, confidando nel fatto che le società che stavano attaccando fossero solo dei gusci vuoti.

 

GameStop: gli investitori che hanno perso durante il rally

Alcuni hanno realizzato profitti enormi nei giorni in cui il titolo GameStop piazzava guadagni a tre cifre a Wall Street. E questi non sono stati soltanto i piccoli investitori riottosi al sistema che si sono scambiati messaggi nella piattaforma di Reddit. Anche grandi fondi hanno portato a casa utili giganteschi.

Nomi altisonanti al contrario hanno contato le perdite. Tra le vittime vi è Melvin Capital Management, che ha riportato un -53% nel mese di gennaio. Ancora peggio ha fatto Citron Research che ci ha rimesso il 100% dallo short squeeze sulle azioni del rivenditore di giocattoli.

L'azienda è rimasta talmente scottata che ha fatto sapere di interrompere le pubblicazioni delle ricerche sulle potenziali vendite allo scoperto e di concentrarsi solo sulle analisi long. Il Global Opportunities Fund di Marshall Wace LLP da 4,4 miliardi di dollari MW è sceso del 7% a gennaio.

Una diminuzione più contenuta rispetto ad altri ma è stata la più grande perdita mensile da quando il fondo è stato aperto nel 2009. Vendere allo scoperto insomma è stato un disastro che in questo periodo potrebbe essere circostanziato, ma in genere guardando ai dati raramente paga. Polarizzare gli investimenti su posizioni short alternate a impieghi long ha comportato nel mese di gennaio un profitto medio dell'1,17%.

Mentre i fondi che hanno assunto solo posizioni di acquisto hanno guadagnato l'1,74%. Il dato è estremamente significativo se si considera che il mese scorso è stato contrassegnato soprattutto dalle vendite. Se poi si prende a riferimento il 2020 la differenza è ancora più evidente.

In realtà ci sono degli elementi che secondo gli esperti andrebbero messi in rilievo prima di rivolgersi in maniera contrarian verso le azioni. In primo luogo bisognerebbe guardare all'elevata volatilità dei titoli di società che sono in grande difficoltà, il che ne aumenta in maniera esponenziale il rischio.

Come secondo aspetto non andrebbe sottovalutata la tendenza dei mercati azionari a rialzarsi, cosa che si è accentuata in maniera particolare in questi ultimi anni dopo le grandi crisi finanziarie. E infine occorrerebbe non perdere di vista il fatto che prendere a prestito delle azioni ha un costo che a volte incide non poco sulla performance finale.

 

Vendite allo scoperto: una funzione sociale?

Un aspetto positivo della vendita allo scoperto è però l'esercizio di una funzione di denuncia riguardo situazioni poco chiare dentro una società, per quanto chi ne usufruisce è semmai il mercato in generale e non lo short seller. Molte crepe aziendali infatti sono state portate a galla una volta che grossi operatori hanno iniziato a vendere le azioni a mani basse.

Quantomeno ciò è servito per attirare l'attenzione degli organismi di vigilanza per effettuare indagini di approfondimento. È il caso ad esempio Nikola. Quando la società di vendite allo scoperto Hindenburg Research ha pubblicato un dossier su "strani spot" del produttore di camion elettrici, si è avviata un'inchiesta della Security and Exchange Commission e il valore delle azioni dell'azienda americana si è dimezzato a Wall Street.

La scorsa settimana Luckin Coffe ha dovuto presentare richiesta di fallimento dopo che le azioni sono crollate del 90% e la SEC ha dovuto svolgere degi approfondimenti sulla società cinese per presunte irregolarità.

Lunedì 8 febbraio è toccato a Grenke AG, società di leasing tedesca, essere nell'occhio del ciclone con il titolo che è precipitato del 30% a seguito delle accuse di frode sollevata a settembre dal Viceroy Research Group del venditore allo scoperto Fraser Perring. La BaFin ha voluto guardare più da vicino i fatti, quanto è bastato per provocare le dimissioni del direttore operativo Mark Kindermann.

In conclusione l'aspetto speculatorio in certi casi passa anche in secondo ordine, per quanto è bene che ogni investitore cerchi sempre di capire la ragione per cui un titolo sta seguendo un certo movimento prima di salire o scendere sul treno in corsa. Esercizio per la verità che non sempre è facile eseguire.

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