Le azioni USA hanno iniziato il mese di settembre all'insegna delle vendite. Per tradizione, questo periodo dell'anno non è molto propizio per gli investitori, in quanto il rientro dalle vacanze e il ritorno alla liquidità alla fine si rivelano spesso fattori contrarian. Il rally di Wall Street quest'anno è stato guidato in gran parte dai titoli a grande capitalizzazione, che hanno lasciato indietro gli altri, in particolare quelli non facenti parte del settore tecnologico.
Questo significa che molte Big Tech sono ora sopravvalutate e rischiano un pesante sell-off se alcune condizioni di mercato dovessero materializzarsi. Un primo assaggio lo si è visto a inizio del mese scorso, dopo che i brutti dati sull'occupazione americana hanno fatto presagire l'arrivo di una recessione. In seguito le quotazioni si sono riprese, confortate da dati macroeconomici successivi più rassicuranti. Tuttavia, il livello di guardia deve rimanere alto, rileva Michael Wilson, capo strategist azionario di Morgan Stanley.
L'esperto a inizio luglio aveva avvertito di prepararsi a un significativo calo del mercato azionario per via dell'incertezza sugli utili aziendali, sulla politica economica della
Federal Reserve e sulle elezioni americane di novembre. Ora ha ribadito la sua
preferenza per i titoli difensivi, che magari sono rimasti indietro quest'anno, allontanandosi invece dalle azioni USA troppo performanti.
Azioni USA: sale l'attesa per i dati sull'occupazione
Il mercato azionario americano potrebbe subire una scossa nella giornata di venerdì, dopo la pubblicazione dei dati sui non-farm payroll statunitensi. Gli analisti si aspettano la creazione di 164 mila nuovi posti di lavoro e di un tasso di disoccupazione del 4,2% per il mese di agosto. Gli investitori sono in ansia perché un dato inferiore alle attese rischia di rinnovare quelle preoccupazioni su una possibile recessione negli Stati Uniti che avevano mandato al tappeto le quotazioni a Wall Street all'inizio del mese scorso.
"Dati più deboli del previsto, accompagnati da un aumento del tasso di disoccupazione, metterebbero sotto pressione le valutazioni azionarie come il mese scorso", ha scritto Wilson. Al contrario, lo strategist di Morgan Stanley ritiene che le azioni USA potrebbero ricevere una spinta se i risultati dovessero fornire prove di un'economia resiliente. "Un numero di buste paga più forte delle attese darebbe probabilmente agli investitori una maggiore fiducia che i rischi di crescita si siano attenuati", ha aggiunto, aspettandosi che il rapporto sull'occupazione di questa settimana rafforzi la tendenza tracciata dai forti dati economici post sell-off di agosto.
Le azioni USA, secondo Wilson, stanno scontando un atterraggio morbido dell'economia USA. Questa condizione potrebbe essere sgretolata con "cali materiali" se i dati sul lavoro dovessero riaccendere i timori di un atterraggio duro. A suo avviso, la situazione sarebbe ancora più grave qualora alla debolezza del mercato del lavoro si dovesse aggiungere "una reazione politica della Fed più accomodante". In sostanza, "un taglio di 50 punti base dei tassi di interesse potrebbe non essere vista favorevolmente dal mercato azionario", perché darebbe la misura di una forte preoccupazione della Banca centrale circa una recessione negli Stati Uniti.
Ad ogni modo, Wilson prevede
l'indice S&P 500 a 5.400 punti entro la metà del 2025, il che comporta un calo di circa 4 punti percentuali rispetto all'ultima chiusura mensile di 5.648.