Il boom dell'intelligenza artificiale ha fatto tornare alla ribalta l'energia nucleare e mandato in orbita le azioni delle società operanti nel settore. Il
disastro di Fukushima del 2011, ha spinto i principali Paesi ad allontanarsi dalle centrali atomiche per i rischi legati alla sicurezza, sia per quanto riguarda i possibili incidenti alle infrastrutture che lo smaltimento delle scorie radioattive.
Tuttavia, negli ultimi anni ragioni di opportunità hanno prevalso sul resto. Con l'avvento dell'intelligenza artificiale, i grandi gruppi tecnologici mondiali hanno speso miliardi di dollari per i data center che elaborano una quantità enorme di dati sprigionati dalla nuova tecnologia. Il problema è che questi centri sono estremamente energivori e le fonti tradizionali e rinnovabili non sono più sufficienti a contenere l'enorme domanda di energia. Giocoforza, il nucleare è tornato al centro della questione, con molte grandi aziende che hanno firmato contratti energetici con i costruttori di reattori.
Mettere in piedi un reattore nucleare tuttavia richiede un tempo molto lungo e i data center hanno bisogno di energia adesso. Per questa ragione, le società che operano nel nucleare stanno seguendo un'altra strada, ossia quella di sviluppare gli SMR (Small Modular Reactor). Si tratta di piccole versioni modulari dei reattori che vengono prodotti e assemblati nelle fabbriche con l'obiettivo proprio di accelerare la costruzione e allo stesso tempo di ridurre i costi.
Tuttavia, finora ne sono stati costruiti pochi. La Cina e la Russia sono i Paesi in cui già possiamo trovarne mentre negli Stati Uniti ancora si è in una fase di testing. Questo lascia pensare che ci vorranno anche qui anni prima che entrino in funzione. E questo è un problema per i data center che, secondo Bloomberg, potrebbero rappresentare il 7% della domanda di elettricità americana entro la fine del decennio, rispetto a circa il 4% attuale.
Azioni nucleare: rally poderoso, ma...
Nell'ultimo anno le azioni del nucleare hanno registrato rendimenti eccezionali, ma non è tutto oro quel che luccica. Oklo, azienda con sede a Santa Clara, California, sostenuta da OpenAI, ha visto la sua capitalizzazione aumentare di circa 10 volte negli ultimi 12 mesi. Il mese scorso ha dato vita al suo primo sistema commerciale in Idaho che potrebbe essere operativo entro il 2028, ma dovrebbe prima ricevere l'approvazione della Nuclear Regulatory Commission (NRC).
Oklo è stata selezionata dal Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti per due programmi che richiedono l'implementazione di centrali nucleari avanzate, in un contesto in cui il presidente Usa Donald Trump sta cercando di rilanciare l'industria atomica nel Paese mentre ridimensiona l'energia rinnovabile.
Nano Nuclear Energy ha triplicato il suo valore di Borsa nello stesso periodo, ma l'azienda è ancora un guscio vuoto. Non ha alcuna licenza NRC e nessuna centrale elettrica operativa. Quindi niente entrate e nessun profitto. Tra l'altro, la società non ha annunciato una data prevista per l'inizio della costruzione di un SMR. L'ottimismo degli investitori non è certamente costruito sui fondamentali.
Anche NuScale, le cui azioni sono salite di circa tre volte nell'ultimo anno, non è redditizia. Tuttavia, è l'unico sviluppatore di reattori modulari di piccole dimensioni ad aver ricevuto un'approvazione NRC. Nel 2023 ha cancellato il suo primo progetto negli Stati Uniti per mancanza di fondi.
L'unico operatore del settore le cui azioni sono salite a dismisura che fa soldi è Centrus Energy, venditore di combustibili per reattori. Il titolo è balzato di oltre il 400% da 12 mesi a questa parte. Gli investitori sono convinti che la produzione di carburante HALEU (High-Assay Low-Enriched Uranium) fornirà l'industria nascente degli SMR.
Gli analisti sono scettici
L'ottimismo sfrenato verso il settore nucleare dopo anni di oblio è eccessivo, a giudizio di alcuni analisti. La scorsa settimana Dimple Gosai, analista di Bank of America, ha declassato sia le azioni Oklo che quelle NuScale in quanto "le loro valutazioni stanno superando la realtà". A suo avviso, i progetti sul nucleare nel prossimo decennio potrebbero essere ritardati da "lunghi tempi di consegna, persistenti ostacoli normativi e incerta fornitura di carburante". Gosai ritiene che una vera adozione mainstream del nucleare avverrà non prima del 2040, quindi "acquistare azioni in questo momento non ha senso".
Anche Paul Zimbardo, analista di Jefferies, evidenzia i ritardi come ostacolo principale per lo sviluppo del nucleare. "Gli hyperscaler sono disposti a pagare quasi qualsiasi prezzo per l'energia nel breve termine. Ma non è quello che offre il nuovo nucleare", ha detto. L'esperto ritiene che "l'attuale finestra di prezzi premium del nucleare si chiuderà una volta che i ritardi della catena di approvvigionamento per i componenti delle centrali elettriche a gas naturale si attenueranno e altre fonti di nuova generazione saranno più facilmente disponibili".
È ottimista invece sul potenziale a lungo termine del nucleare Rob Thummel, senior portfolio manager di Tortoise Capital, poiché i data center aumentano la domanda di elettricità senza emissioni di carbonio. "C'è un po' di lavoro da fare, ma quello che si potrebbe fare è piuttosto notevole", ha detto.