Le azioni difensive a Wall Street sono da vendere. È quanto sostengono gli strategist di Morgan Stanley, che sottolineano come la sovraperformance di questi titoli rispetto al mercato li abbia resi costosi. Tutto questo nell'attesa che i prossimi dati sull'occupazione facciano chiarezza su quello che è il vero stato di salute dell'economia americana.
"Prendere profitto sulla recente sovraperformance dei difensivi ha senso in attesa di conoscere l'esito del prossimo rapporto sul lavoro", hanno scritto gli esperti in una nota. Negli ultimi mesi, le azioni difensive hanno fatto meglio delle altre sulle forti preoccupazioni che l'economia americana potesse finire in recessione a seguito dei pessimi dati sul mercato del lavoro. Il taglio dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale nella riunione del 17-18 settembre della
Federal Reserve ha cambiato lo scenario atteso. Con una mossa audace, l'istituto monetario guidato da
Jerome Powell ha cercato di prevenire una contrazione economica creando le condizioni per un atterraggio morbido. La reazione a Wall Street infatti è stata di un nuovo massimo storico dell'indice S&P 500 seguente alla decisione.
Il team di Morgan Stanley osserva come i titoli difensivi tendano a subire una "modesta sottoperformance" nel mese successivo al primo dei tagli ai tassi della Fed in un ciclo di allentamento, salvo poi però registrare una "sovraperformance abbastanza persistente" su un orizzonte temporale che va dai tre ai dodici mesi.
Azioni: sono da comprare i titoli ciclici?
Nel breve termine, quindi, la scelta di Morgan Stanley è più verso i titoli ciclici che nei confronti di quelli difensivi. La sua posizione è supportata anche da altri strategist come quelli di Citigroup e Barclays, anche se in particolare sulle azioni cicliche europee. Nella regione, ad esempio, sono da preferire i settori più sensibili ai cicli macroeconomici tipo delle case automobilistiche e delle vendite al dettaglio, suggeriscono gli esperti.
Di parere contrario invece è Mislav Matejka, strategist di JPMorgan Chase, che mantiene una posizione ribassista sui titoli ciclici europei a causa del "calo previsto dei rendimenti obbligazionari, del declassamento degli utili delle società e delle valutazioni poco attraenti in questo momento". Secondo gli strategist di BTIG, occorre cautela sui beni di consumo di base, mentre dopo "un bel rimbalzo tattico" è il caso di ridurre le posizioni rialziste sulle società energetiche.
Molto poi dipenderà dal percorso dei tassi che intenderà seguire la Fed, ossia se la Banca centrale a stelle e strisce continuerà nella sua politica aggressiva di allentamento oppure deciderà di procedere in maniera graduale. Su questo aspetto, alcuni economisti si aspettano che l'azione dell'istituto centrale sarà meno decisa di quello che si aspetta il mercato. "Continuiamo a credere che le Banche centrali avranno meno margine di manovra per allentare nel 2025 di quanto credano loro e molti investitori", ha scritto l'economista di Berenberg, Holger Schmieding. "La continua politica fiscale accomodante, la persistente pressione inflazionistica sottostante e la carenza strutturale di manodopera sono motivi contro un taglio troppo profondo dei tassi".