La sovraperformance delle azioni europee rispetto a Wall Street è andata affievolendosi nel trimestre in corso. La prima parte dell'anno è stata entusiasmante per le Borse del Vecchio Continente, portando il divario di rendimento tra le due sponde dell'Atlantico a un livello che non si vedeva da decenni.
A trascinare gli ottimi risultati della regione hanno contribuito vari fattori. In primo luogo i giganteschi piani di spesa della Germania, dopo l'importante modifica costituzionale che ha rimosso i limiti autoimposti al deficit liberando risorse per 1.000 miliardi di euro.
In secondo luogo, l'aumento del budget per la difesa da parte dell'Unione europea, a seguito dell'escalation della guerra in Ucraina e del venir meno dell'ala protettiva degli Stati Uniti verso gli alleati dal punto di vista militare.
Infine, ha avuto un peso la
serie di tagli ai tassi di interesse da parte della Banca centrali europea, mentre la Federal Reserve quest'anno è rimasta ferma. I guadagni dei titoli europei sono stati finora guidati da alcuni settori chiave come i finanziari, le telecomunicazioni, i servizi pubblici e le costruzioni.
Wall Street invece ha pagato l'effetto della guerra commerciale innescata dai dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti
Donald Trump. Negli ultimi tempi, però, le Borse americane hanno recuperato terreno sulle colleghe europee perché le tensioni tariffarie si sono allentate, l'inflazione Usa è più debole aprendo i varchi ai tagli al costo del denaro della Fed, e le trimestrali delle Big Tech hanno confermato una straordinaria solidità aziendale mentre il boom dell'intelligenza artificiale è ancora vivo.
Nel contempo, i peer europei sono frenati dalla forza dell'euro che pesa sugli eportatori, dalle preoccupazioni commerciali sull'incertezza dei dazi e dalle previsioni degli utili riviste al ribasso. Se le performance recenti delle azioni europee sono risultate abbastanza piatte, lo stesso non si può dire per le azioni del Regno Unito, con
il FTSE 100 che la scorsa settimana si è posizionato a ridosso dei massimi storici.
Azioni europee: quali prospettive?
In questa fase della stagione, molti si chiedono cosa ne sarà delle azioni europee per il resto dell'anno. Secondo gli analisti di Barclays, "senza un cambiamento nelle condizioni commerciali o nella partecipazione degli esportatori, è improbabile che l’indice europeo più ampio esca dal suo attuale intervallo di oscillazione".
Tra l'altro, hanno osservato che "le valutazioni sono già leggermente superiori alle loro medie storiche", il che implica un "limitato margine di rialzo nel breve termine". Al contrario, "i mercati statunitensi continuano ad avanzare", grazie soprattutto "alla resilienza degli utili delle Big Tech e al forte slancio dell'intelligenza artificiale", hanno aggiunto.
Barclays vede bene invece le azioni del Regno Unito, che "rimangono una valida copertura contro la stagflazione", in quanto il Paese "sta affrontando minori rischi commerciale per via degli accordi più rapidi con gli Stati Uniti". Inoltre, la banca londinese ha evidenziato come i dati macroeconomici britannici mostrino segnali di debolezza, in particolare nel PIL e nel mercato del lavoro, il che significa "aspettative per ulteriori tagli dei tassi da parte della Bank of England".
Ciò "potrebbe sostenere i settori sensibili ai tassi e orientati ai consumatori, come i costruttori di case", hanno precisato gli analisti. Ad aumentare l'attrattività per le azioni britanniche c'è anche il fatto che le valutazioni sono basse e offrono quindi "premi elevati agli acquirenti stranieri".