Azioni Europee: ecco perché potrebbero esserci rischi al ribasso | Investire.biz

Azioni Europee: ecco perché potrebbero esserci rischi al ribasso

04 lug 2025 - 07:00

Secondo gli strategist di Citigroup, le azioni europee rischiano un'ondata di vendite sull'esito delle trattative sui dazi tra Washington e Bruxelles. Ecco perché

Mentre la scadenza del 9 luglio sui dazi statunitensi si avvicina, le azioni europee si mantengono poco distanti dal loro massimo storico. Il mercato osserva con attenzione cosa succede sul fronte dei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Unione europea prima di prendere posizioni più nette. Le trattative tra le due sponde dell'Atlantico sono in corso tra tante difficoltà, ma la sensazione generale è che alla fine un accordo si farà, così come è stato trovato con la Cina.
 
L'aspettativa quindi è che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump estenda le tariffe americane del 10% dopo la deadline di mercoledì prossimo. Si tratterebbe di un passo notevole rispetto al 30% applicato il 2 aprile nel cosiddetto "Giorno della Liberazione", prima cioè che avvenisse il congelamento delle tariffe per 90 giorni. Tuttavia, per sbrogliare la matassa bisognerà raggiungere un compromesso su alcune questioni chiave come l'IVA, le tasse digitali e i prelievi settoriali.
 
 

Azioni Europee: per Citigroup rischi al ribasso

Nella prima metà del 2025, le azioni europee hanno sovraperformato le omologhe statunitensi, con lo Stoxx Europe 600 che ha guadagnato il 6,65% a fronte di un rialzo del 5,50% dell'S&P 500. Si è trattato di un dato storico, ma adesso però gli strategist di Citigroup vedono rischi al ribasso per i titoli azionari del Vecchio Continente.
 
In una nota, il team guidato da Beata M. Manthey, ha spiegato che "l'amministrazione Trump potrebbe ancora imporre dazi del 50%, come precedentemente minacciato, o tornare all'aliquota del 20% (in più rispetto a quella base del 10%, ndr), delineata nel Giorno della Liberazione".
 
Prima di quel giorno, gli analisti prevedevano una crescita degli utili per azione delle aziende europee del 7% nel 2025, ma da allora il consensus ha drasticamente abbassato le stime a circa il 2%. "I nostri modelli top-down suggeriscono che la crescita dell’EPS (Earning Per Share, ndr) potrebbe scendere di altri 5-6 punti percentuali, arrivando a circa -4%, se venissero implementati dazi ampi del 50%", hanno scritto gli esperti. In tale ambito, i settori più vulnerabili sarebbero auto, tecnologia e risorse di base, hanno sottolineato.
 
Citi rimarca anche come attualmente i prezzi di mercato riflettano un maggiore ottimismo rispetto alle previsioni degli utili, il che suggerisce un esito favorevole sul fronte dei dazi. In realtà, "i mercati rischiano di essere colti di sorpresa se le tariffe venissero nuovamente fissate al 20% o dovessero raggiungere il 50%", si legge nel rapporto della banca americana. 
 
In ragione di questo, Citi continua a preferire i settori ciclici meno esposti direttamente ai dazi, tipo banche e società di viaggio. Al contrario, respinge le azioni del settore automobilistico e dei consumi di base. Per quel che riguarda le quotazioni dello Stoxx 600, l'istituto finanziario statunitense prevede un rialzo di circa 5,5 punti percentuali entro fine anno a 570 punti, mentre nel 2026 il benchmark potrebbe raggiungere quota 600 punti entro i primi sei mesi dell'anno.
 
 
 
 

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