Gli investitori nelle azioni della difesa europee possono festeggiare quest’anno, dal momento che verranno lautamente remunerati. Secondo un’indagine condotta da Vertical Research Partners per il Financial Times, le più grandi aziende militari del Vecchio Continente restituiranno quasi 5 miliardi di dollari agli azionisti nel 2025, il livello massimo degli ultimi 10 anni.
L’analisi mostra anche che, dal 2016 a oggi, il ritorno tramite dividendi e buyback è stato importante. Scendendo nei dettagli, il colosso britannico BAE Systems ha pagato oltre 16 miliardi di dollari nel decennio, staccando nettamente le francesi Thales e Dassault, la tedesca Rheinmetall e l’italiana Leonardo, tutte ben sotto i 5 miliardi di dollari.
La ricerca mette in luce però anche un altro aspetto: gli investimenti delle aziende sono aumentati significativamente, nonostante i pagamenti agli azionisti. La spesa in capitale e in ricerca e sviluppo è cresciuta in modo sostenuto dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, raggiungendo probabilmente il 7,9% dei ricavi nel 2025. Nel 2021, anno antecedente alla guerra, la cifra risultava del 6,4%.
"Se la spesa per la difesa dovesse aumentare fino a un certo livello, significativamente più alto di quello attuale, allora la difesa diventerebbe così importante per i governi da spingerli a interessarsi molto a quanto denaro si sta guadagnando", ha dichiarato Nick Cunningham, analista di Agency Partners. Allo stesso tempo, ha aggiunto, l’industria in Europa non sta aumentando la capacità produttiva. "Se si opera in un contesto di capacità limitata, facendo profitti elevati e riacquistando azioni proprie, questo non verrà visto di buon occhio. Bisogna quindi fare un grande clamore su quanto si sta investendo", ha concluso.
Azioni difesa europee: cosa dire dell’Italia
Aprendo una finestra sull’Italia, le aziende nazionali impegnate nel settore della difesa sono state molto attive negli ultimi anni. La scorsa estate Leonardo ha acquisito Iveco Defence Vehicles - produttore di veicoli militari terrestri, mezzi blindati, logistici e tattici, nonché fornitore chiave per eserciti europei e Nato - per 1,7 miliardi di euro. In questo modo ha rafforzato la sua piattaforma industriale nel settore terrestre della difesa. L’ex-Finmeccanica ha registrato quest’anno ordini per circa 18,2 miliardi di euro e un fatturato di 13,4 miliardi di euro nei primi nove mesi. Dal 26 febbraio 2022 - data dell’invasione dell’Ucraina - le azioni Leonardo sono cresciute di oltre sei volte, sebbene negli ultimi mesi abbiano subito una correzione sulle aspettative di un accordo di pace tra Mosca e Kiev.
Fincantieri, uno dei più grandi costruttori navali al mondo che ha una divisione nella difesa navale, è un’altra azienda italiana protagonista. Nel 2024 ha completato un aumento di capitale di 400 milioni di euro nell’ambito dell’espansione nel settore militare. In tale segmento, il fatturato è cresciuto di quasi il 40% nel 2025, grazie soprattutto alle commesse e alle nuove tecnologie avanzate, come sottomarini e droni navali. Il titolo a Piazza Affari ha fatto un balzo di oltre il 200% dal 26 febbraio 2022.
E gli Usa?
Se in Europa gli azionisti hanno ottenuto rendimenti importanti quest’anno, negli Stati Uniti sono rimasti delusi, dopo che nel 2023 avevano ricevuto remunerazioni record nelle sei maggiori aziende del settore: Lockheed Martin, General Dynamics, Northrop Grumman, RTX Corporation, L3Harris Technologies e Huntington Ingalls. Ciò ha esposto le società a critiche da parte degli investitori, che le accusano di aver reinvestito i proventi del boom del settore per aumentare la produzione di nuove armi, e non per remunerare gli azionisti. Il presidente americano Donald Trump ha incoraggiato gli appaltatori della difesa a investire nella produzione, pur non trascurando i rendimenti per gli azionisti. Secondo Rob Stallard, analista di Vertical Research, "i buyback e i dividendi come percentuale della capitalizzazione di mercato delle aziende statunitensi si sono quasi dimezzati negli ultimi due anni".