Il 2024 sta per chiudersi in un quadro di luci e ombre per le
azioni britanniche. L'indice
FTSE 100 ha guadagnato il 6% da inizio anno, mostrando un leggero ritardo rispetto alle Borse europee e un enorme gap negativo di performance in confronto a Wall Street. Tra i migliori performer in Gran Bretagna ci sono stati i finanziari, che rappresentano oltre un quinto del principale listino Borsistico.
Ad esempio, titoli come NatWest Group, Standard Chartered e Barclays hanno guadagnato tra il 50% e l'84%. Imponenti sono stati i profitti anche del produttore di motori Rolls Royce Holdings e della compagnia che detiene partecipazioni sulle linee aeree International Consolidated Airlines Group, che hanno praticamente raddoppiato la loro capitalizzazione.
Tra le note di merito della Borsa londinese c'è il fatto che il FTSE 100 presenta tra i maggiori rendimenti da dividendi nei mercati sviluppati. Il ritorno è di circa il 4%, a fronte del 3,3% dell'Euro Stoxx 50 e di appena l'1,4% dell'S&P 500. Tra l'altro, il rendimento del free cash flow del paniere britannico si attesta a circa il 7,2%, il doppio rispetto all'MSCI World.
Negli ultimi due anni, anche l'attività di buyback è stata sostenuta. Come riporta Henry Dixon, gestore di portafoglio del team azionario discrezionale del Regno Unito di Man Group, il 45% dei membri del FTSE 350 ha riacquistato le proprie azioni, il che ha fatto aumentare le quotazioni di titoli come NatWest e Imperial Brands. "Reindirizzando i flussi di cassa al riacquisto di azioni, le aziende stanno capitalizzando le basse valutazioni di mercato per aumentare il valore per gli azionisti e incrementare gli utili per azione", ha affermato.
Ci sono però delle
zone grigie nella Borsa di Londra. Il 2024 è stato l'anno dell'
esodo delle società britanniche verso Wall Street. Il fenomeno è stato causato dalle fusioni, dalla mancanza di
IPO e soprattutto dall'esigenza per le aziende di una regolamentazione meno severa rispetto a quella britannica. Oggi l'allocazione alle azioni britanniche da parte dei soggetti nazionali è in perenne declino. Come riportano i dati di
Goldman Sachs, i fondi pensione e assicurativi e le famiglie nazionali detengono circa un terzo del mercato azionario, rispetto a oltre l'80% di metà degli anni '90.
Azioni britanniche: cosa aspettarsi nel 2025
Investitori e analisti sono per lo più ottimisti sulla possibilità che le azioni britanniche recuperino lo svantaggio rispetto ai titoli europei e statunitensi. Le grandi aziende del Regno Unito generano circa tre quarti del loro fatturato al di fuori del Paese, il che le rende esposte alle esportazioni e ai movimenti sulle valute.
Il punto di forza però è che il loro business è più orientato ai servizi e non ai beni. Questo significa che la Gran Bretagna potrebbe essere una zona franca nel caso in cui il neo presidente statunitense Donald Trump dovesse iniziare una guerra commerciale a colpi di dazi come tutti si attendono. I servizi infatti sono esclusi dalle tariffe e questo potrebbe indirizzare gli investitori verso le azioni UK.
Tra l'altro, i dazi probabilmente porteranno a un rafforzamento del dollaro e la maggior parte delle aziende britanniche vende negli Stati Uniti. Queste quindi trarrebbero vantaggio dall'effetto cambio una volta convertiti i profitti da dollari in sterline. A ciò si aggiunge il fatto che le aziende sarebbero favorite dalla forza dell'economia americana che manterrebbe alta la domanda per i servizi.
"Ci sono azioni britanniche a grande capitalizzazione con una significativa esposizione agli Stati Uniti, ma la maggior parte produce e vende in USA e dovrebbe trarre vantaggio dal rafforzamento dell'economia statunitense e del dollaro", hanno affermato gli strategist di Goldman Sachs.
Instabilità sui mercati? I titoli della City hanno natura difensiva
Le azioni britanniche potrebbero anche approfittare dell'instabilità sui mercati globali, messi sotto pressione dall'incertezza economica e geopolitica. Questo perché i titoli UK hanno una natura difensiva, con un'esposizione del 30% ai beni di prima necessità e all'assistenza sanitaria. Inoltre, il Regno Unito ha un vantaggio politico per via di un governo sostenuto da un mandato forte, a differenza di Francia e Germania che il prossimo anno ricorreranno alle elezioni.
E poi le valutazioni delle azioni alla Borsa di Londra sono molto convenienti, soprattutto se paragonate a quelle americane che hanno bruciato record storici. "Sono più ottimista ora di quanto non lo sia stato negli ultimi 30 anni della mia carriera", ha detto Gervais Williams, manager del Diverse Income Trust di Premier Miton Investors. "Il contesto principale è ovviamente che il Regno Unito si trova su una valutazione bassa rispetto ai concorrenti".
L'esperto ritiene che se le cose si complicano nel 2025, le aziende britanniche potrebbero mostrarsi più resilienti rispetto al resto del mercato grazie alla loro capacità di generare grandi surplus di liquidità. "Gli investitori globali potrebbero iniziare ad adottare strategie di reddito, ad esempio tramite i dividendi, e il mercato del Regno Unito ne trarrà beneficio", ha detto.
Anche i gestori di portafoglio di Jupiter Asset Management, Adrian Gosden e Chris Morrison, sono ottimisti per il prossimo anno. "Prevediamo che il contesto favorevole per le azioni britanniche continuerà. Riteniamo che il ritmo dell'attività aziendale sotto forma di fusioni e acquisizioni possa mantenere un ritmo sano. Ciò riflette le basse valutazioni delle buone società, nonché la stabilità dell'economia e del governo".
Non mancano però anche gli scettici. Secondo l'ultimo sondaggio pubblicato da Bank of America sui gestori di fondi, gli investitori globali restano nettamente sottopesati sulle azioni britanniche, con una quota del 14% che rappresenta il dato peggiore da aprile. Inoltre, la crescita dei ricavi delle aziende della regione è vista all'1,4%, la più bassa tra i principali Paese europei, hanno sottolineato gli strategist di Bloomberg Intelligence, Laurent Douillet e Kaidi Meng.