Le azioni Barry Callebaut stanno risalendo la china da circa sei mesi alla Borsa di Zurigo. Da quando cioè hanno toccato il minimo di aprile di 707,50 franchi. In questo periodo hanno fatto un balzo del 58,73% a 1.123 franchi. Tuttavia, le quotazioni si attestano ad un livello che è meno della metà rispetto al picco di agosto 2021 a 2.382 franchi. Da allora il più grande produttore di cioccolato sfuso al mondo ha sofferto terribilmente la crisi del cacao mondiale.
La materia prima necessaria per la produzione di barrette, caramelle e dolciumi vari al cioccolato è stata colpita da un crollo dell'offerta a causa del pessimo raccolto nelle ultime stagioni nei principali Paesi produttori del mondo: Costa Rica e Ghana. Le cattive condizioni climatiche e le malattie degli alberi hanno condizionato le coltivazioni e i prezzi sono andati alle stelle mettendo in difficoltà i produttori di cioccolato come Barry Callebaut.
L'azienda svizzera ha sofferto anche l'aumento dei costi di finanziamento e i cambi al vertice. A quest'ultimo riguardo, nel 2023 Peter Boone è stato sostituito nel ruolo di Amministratore delegato da Peter Feld, ex Ceo di Jacobs Holding, che si sta concentrando attivamente sulla riduzione del debito dell'azienda e sulla razionalizzazione dei costi. A pesare sulla performance delle azioni è stata anche l'epidemia di salmonella nello stabilimento di Wieze in Belgio, che rappresenta la più grande fabbrica di cioccolato del mondo. Il sito è rimasto chiuso per mesi, ma il danno non è stato solo a livello produttivo ma anche sotto il profilo reputazionale.
L'inversione di tendenza delle azioni Barry Callebaut è stata accompagnata da aspettative migliori sul raccolto del cacao che hanno fatto praticamente dimezzare le quotazioni della materia prima dal picco dello scorso dicembre.
Azioni Barry Callebaut: le più vendute allo scoperto
Nonostante il rally degli ultimi mesi, le azioni Barry Callebaut sono le più vendute allo scoperto in Svizzera. Circa un quarto del flottante della società è nel mirino degli short seller.
A giudizio dei sostenitori dell'azienda, le azioni stanno ancora pagando lo scotto della storica impennata dei prezzi del cacao negli ultimi anni, quando il deficit globale dell'offerta ha raggiunto il livello più alto di almeno quattro decenni. A loro avviso, nessun produttore di cioccolato avrebbe potuto isolarsi da quella stretta.
Infatti, anche i rivali hanno dovuto ricorrere a misure più o meno fantasiose per trasferire l'aumento dei prezzi del cacao ai consumatori finali, come il confezionamento più piccolo dei prodotti al cioccolato e l'utilizzo di quantità minori di cacao nella produzione degli stessi. I detrattori però ritengono che i rivali abbiano resistito allo shock in maniera più abile, mentre Barry Callebaut è inciampato in passi falsi nella strategia aziendale, come ne dà conferma il cambio al vertice dell'azienda.
Feld tuttavia è ottimista e considera le turbolenze come temporanee piuttosto che prove di problemi strutturali. Il top manager ha sottolineato quanto sia essenziale per l'azienda rimettersi su una base più competitiva e farlo in maniera rapida. "Barry Callebaut può sbloccare una crescita redditizia per il prossimo decennio, ma dobbiamo fare alcune cose in modo diverso rispetto al passato", ha affermato in un'intervista a Bloomberg News. "Spero che ormai abbiamo superato il peggio". I clienti sono "preoccupati per i prezzi del cioccolato, ma molti sono più preoccupati per l'offerta", ha aggiunto Feld. "Questo ci dà una posizione davvero unica per il futuro".
E se la società diventasse privata?
Le rassicurazioni di Feld sulla solidità dell'azienda non bastano però agli investitori, che si domandano se la società realmente valga la sua capitalizzazione di circa 6 miliardi di franchi e se possa essere resa privata. Quest'ultima ipotesi non è campata in aria. La famiglia Jacobs, principale azionista dell'azienda, avrebbe ventilato questa possibilità mettendosi in contatto con la società di private equity CVC Capital Partners. Le discussioni si sono interrotte sulle preoccupazioni relative ai prezzi del cacao e ora non ci sarebbero trattative in corso.
Tuttavia, alla luce del fatto che Jacobs Capital negli ultimi 10 anni ha ridotto la sua partecipazione nella società di circa il 30%, gli investitori rimangono in allerta per cogliere eventuali sviluppi.