È finita la favola delle auto elettriche sui mercati azionari? Il dubbio si fa sempre più insistente alla luce di cosa sta accadendo in questi ultimi giorni. Le azioni di Tesla sono crollate nella seduta di ieri a Wall Street e oggi il titolo potrebbe essere messo sotto pressione anche dalla decisione di Elon Musk di non accettare più pagamenti in Bitcoin dei veicoli venduti.
Il titolo della società di Palo Alto è da tempo che non rientra più nelle grazie degli investitori, avendo perso oltre il 30% dal picco di 900 dollari di inizio di quest'anno. Lo stesso vale per altri competitor che si sono messi in luce nella Borsa americana lo scorso anno con guadagni stellari.
Il trio cinese BIO, Xpeng e Li Auto ha lasciato in media quasi la metà del loro valore dai massimi. Peggio ha fatto la SPAC Churchill Capital Acquisition Corp. IV, partner di Lucid Motors, che da un valore di 73,63 dollari di febbraio 2021 è precipitata a 18,04 dollari dell'ultima chiusura.
Auto elettriche: 4 ragioni del sell-off azionario
A questo punto parlare di bolla che sta esplodendo non è più un'eresia, nonostante tutte le prospettive interessanti future sul settore delle auto elettriche. E ci sono almeno 4 motivi che fanno pensare questo:
L'inflazione come un parassita
La crescita dei prezzi sta diventando allarmante. Gli ultimi dati rilasciati dal Dipartimento del Lavoro americano sono preoccupanti, con un'inflazione mensile dello 0,9%, ben oltre le attese che la davano allo 0,3%. Questo vuol dire che, se si va avanti di questo passo, in prospettiva quella annuale potrebbe essere addirittura dell'11%, un livello che nessuna Banca centrale al mondo potrebbe mai tollerare.
Per l'economia tutto ciò sarebbe estremamente nocivo, perché danneggerebbe sia i consumi a parità di salari, che i risparmi. Per le azioni gli effetti sarebbero disastrosi con riferimento alle società strettamente correlate alla crescita.
Infatti, inflazione alta equivale a rendimenti obbligazionari elevati. Questo equivale a un maggior costo di finanziamento per gli investimenti e a un valore attuale più basso dei flussi di cassa futuri. I produttori di auto elettriche ci stanno dentro fino al collo ed è inevitabile che una crescita dei prezzi sarebbe un pericolo da scongiurare con ogni mezzo.
La concorrenza sempre più agguerrita
Fino a qualche anno fa erano poche le aziende che si cimentavano nel settore delle auto elettriche e quelle poche operanti dettavano legge. Oggi sono sempre più le case automobilistiche che investono miliardi per accaparrarsi quote di mercato. Questo comporta che le possibilità di profitto per ogni player sono più limitate. A tutto ciò si aggiunge l'effetto novità non è più quell'elemento distintivo che fa impennare le quotazioni azionarie.
La carenza di chip limita la produzione
Il boom della domanda di auto elettriche non può essere controbilanciato da un aumento dell'offerta perché la scarsità globale di semiconduttori ha frenato la produzione in tutto il mondo. Alcuni grandi protagonisti come NIO, Ford, General Motors e altri hanno dovuto chiudere alcuni stabilimenti per diversi giorni, creando disagi produttivi non indifferenti. Le grandi case automobilistiche non hanno nemmeno potuto attuare un effetto compensativo con le auto a combustione per via dell'aumento del prezzo della benzina.
I multipli non corrispondono ai fondamentali
Molte società hanno un valore del price/earnings assolutamente fuori da ogni logica. Le azioni Tesla scambiano a 568 volte gli utili attesi ad esempio, quando la media delle azioni dell'indice S&P 500 è appena superiore a 20 volte. Di conseguenza è chiaro che, in una situazione in cui sul mercato vi è turbolenza, gli investitori preferiscono liquidare l'asset allineando il valore di mercato ai fondamentali dell'azienda.