Da quando il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ha annunciato i dazi, le
azioni Apple hanno perso circa un quinto del loro valore
bruciando oltre 637 miliardi di dollari di capitalizzazione. L'ultima sessione a Wall Street per il gigante dell'iPhone si è chiusa con una perdita del 3,67%, quantunque la tensione alla Borsa americana si sia allentata rispetto alle sedute precedenti. Il
CBOE Apple VIX, che traccia una stima di mercato della volatilità futura del titolo, è salito ai massimi da settembre 2020. Insomma, gli investitori in questo momento preferiscono stare alla larga dalle azioni della società di Cupertino.
Apple per molto tempo è stata considerata un porto sicuro, in quanto l'azienda produce un grande free cash flow, è fortificata da un bilancio di ferro e remunera gli azionisti oltre che con il dividendo soprattutto con una robusta attività di buyback. In questo momento, però, i dazi sono una spina nel fianco per la società.
L'azienda produce l'iPhone attraverso Foxconn, che assembla i vari componenti importati da Apple dai Paesi asiatici come Cina, Vietnam e India, vessati dalle tariffe trumpiane. Tutto ciò potrebbe seriamente mettere sotto pressione il largo margine che ha l'azienda sul suo core business. Le speranze che Apple ottenga un'esenzione dai dazi come avvenne durante la prima amministrazione Trump si sono ridotte notevolmente, vista la determinazione di andare avanti nel suo percorso "punitivo" mostrata nel suo secondo mandato dall'inquilino della Casa Bianca.
Apple: cosa fare con le azioni?
Valutare le prospettive delle azioni Apple in un contesto così difficile diventa complicato. "Che cosa farà Apple? Aumenterà i prezzi? Questo finirebbe per colpire la domanda. Assorbirà i costi? Questo finirebbe per danneggiare utili e margini", ha detto Anthony Saglimbene, Chief market strategist di Ameriprise Advisor Services Inc.
"Senza un accordo sui dazi, è difficile sostenere a breve termine che Apple si muova al rialzo". Il problema è che allo stato attuale un accordo sembra lontano. Trump ha ribadito la necessità dei dazi imposti e anzi ha minacciato la Cina di un ulteriore prelievo del 50% dopo le tariffe di rappresaglia del 34% stabilite nei giorni scorsi da Pechino verso tutti i beni importati dagli Stati Uniti. A sua volta, il Dragone ha fatto sapere oggi che non si farà intimidire da Trump e di essere disposto ad andare fino in fondo.
Ci sono però aspetti positivi che stuzzicano la fantasia di alcuni investitori e rendono positivo l'approccio di molti analisti. Innanzitutto, ora il titolo Apple comincia a essere economico. Le azioni sono scambiate a circa 23,5 volte gli utili stimati per i prossimi 12 mesi, al minimo di oltre due anni e con un premio modesto rispetto alla media decennale.
"Il titolo sembra attraente", ha affermato Andrew Zamfotis, gestore di portafoglio di Ami Asset Management. "Sì, c'è molta incertezza, ma dopo questo sell-off penso che il titolo dovrebbe essere abbastanza stabile da ora in poi". Inoltre, dal punto di vista tecnico, l'indice di forza relativa a 14 giorni delle azioni è inferiore a 23, ben al di sotto del livello di ipervenduto (30) e soprattutto tra i livelli più bassi degli ultimi 10 anni.
In secondo luogo, ci sono alcuni esperti di mercato che credono nell'ipotesi di un'esenzione dai dazi. Se ciò dovesse avvenire, è lecito aspettarsi un rally molto consistente.
In terzo luogo, Apple potrebbe riorganizzare la sua catena di approvvigionamento in modo che le importazioni negli Stati Uniti provengano da altri Paesi con tariffe più basse. Si tratta di un'ipotesi suggerita da Tim Long, analista di Barclays, secondo cui l'azienda guidata da Tim Cook aumenterà i prezzi e potrebbe comunque subire un taglio fino al 15% degli utili per azione.
Sarà molto importante la presentazione della prossima trimestrale, in programma per il 1° maggio, che potrebbe essere un catalizzatore per il titolo o un ulteriore elemento per vendere. "Sulla base dell'entità dei movimenti di questi titoli, il mercato prevede una revisione negativa da parte di praticamente tutte le società tecnologiche", ha detto Pat Burton, gestore di portafoglio presso Winslow Capital Management. "Gli operatori ridurranno i loro numeri prospettici per i trimestri di giugno e settembre. E in un certo senso, il 2025 sarà un anno di perdite".