Auto elettriche: ecco le opzioni delle aziende cinesi ai dazi UE | Investire.biz

Auto elettriche: ecco le opzioni delle aziende cinesi ai dazi UE

14 giu 2024 - 07:00

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Le tariffe europee sulle auto elettriche importate dalla Cina non dovrebbero impattare più di tanto sulle case automobilistiche cinesi. Ecco quali sono i motivi

Questa settimana la Commissione europea ha usato la linea dura nei confronti delle auto elettriche importate dalla Cina, fissando dazi fino al 48,1%. Ciò è arrivato dopo un'indagine condotta da ottobre dello scorso anno in cui l'organo presieduto da Ursula Von der Leyen ha accertato che le case automobilistiche cinesi avrebbero sfruttato sussidi e agevolazioni fiscali per tenere i prezzi bassi - in media inferiori al 20% rispetto ai prezzi dei modelli europei - esercitando concorrenza sleale.
 
Le aziende che hanno collaborato nell'indagine sono state colpite "solamente" con tariffe aggiuntive fino al 21%, mentre quelle che non lo hanno fatto si vedranno applicare dazi aggiuntivi fino al 38,1% (Auto elettriche: ecco come sono divisi i dazi UE alla Cina). Fino ad oggi le aliquote per i veicoli di importazione cinese si sono attestate al 10%.
 
C'è da dire che le misure della Commissione europea sono provvisorie e diventeranno definitive entro il 2 novembre, quando i membri dell'Unione europea avranno dato la loro approvazione. Nel frattempo ci saranno le discussioni, probabilmente dai toni aspri visto che alcuni Paesi non sono d'accordo con i provvedimenti decisi dal braccio esecutivo dell'UE. Così come è ipotizzabile che Pechino intavoli una trattativa con Bruxelles nella speranza di attenuare la stretta. 
 
 

Auto elettriche: ecco le contromisure cinesi

Una domanda che molti si fanno è quale sarà l'effettivo impatto dei dazi europei sulle case automobilistiche cinesi. Secondo quanto riportato da Kewin Lau, analista di Daiwa Securities, le vendite di auto elettriche in Europa di BYD, Geely e SAIC nei primi quattro mesi dell'anno hanno contribuito tra l'1% e il 3% delle vendite complessive delle tre aziende. Una misura quindi esigua perché si possa parlare di un danno rilevante.
 
Appurato questo, probabilmente le aziende prenderanno delle contromisure e le opzioni al riguardo sono diverse per continuare a crescere. Una potrebbe essere quella di spostare la produzione in Europa attraverso la costruzione di nuovi stabilimenti, sfruttando i grossi margini di profitto per assorbire i costi. Un'alternativa è anche quella di concentrarsi in mercati dove ancora non c'è una diffusione di auto elettriche ma che sono in crescita, tipo Medio Oriente, America Latina e Sud-Est Asiatico. 
 
BYD è una delle aziende che intende percorrere le due strade, facendo leva su una redditività superiore a quella dei concorrenti. Attualmente il colosso cinese è il principale venditore di veicoli a batteria al mondo, forte di un vantaggio competitivo derivante dall'integrazione verticale che gli permette di tenere bassi i costi lungo tutta la catena del valore: dalle materie prime, alla batteria, al prodotto finale. L'azienda ha progettato la sua prima fabbrica automobilistica europea in Ungheria (uno dei grandi Paesi contrari alle tariffe). Questo le permetterebbe, producendo localmente, di evitare i dazi aggiuntivi che per BYD sono comunque meno pesanti (solo il 17,4%). Inoltre, la società ha esplorato altri mercati di esportazione come Messico, Brasile, Thailandia e Australia.
 
SAIC, colpita da una tariffa extra del 48,1%, sta cercando potenziali siti di produzione in Europa. Chery Automobile, che dovrà scontare dazi aggiuntivi del 21% ha firmato un accordo con la spagnola EV Motors per produrre auto a Barcellona. Mentre Geely (dazi maggiorati del 20%) può adeguare la produzione in Europa con maggiore flessibilità grazie alla svedese Volvo Car acquisita nel 2010. NIO (tariffe aggiuntive al 21%) invece guarda al Medio Oriente, come ha sostenuto a inizio giugno il suo amministratore delegato William Li, che ritiene il percorso tariffario dell'UE indirizzato nella direzione sbagliata. 
 
"Man mano che le case automobilistiche cinesi diventano più forti, è naturale che affrontino azioni commerciali come l'aumento delle tariffe", ha affermato Cui Dongshu, segretario generale della Passenger Car Association cinese. "Anche se ci sarà una soppressione delle auto esportate dalla Cina, le case automobilistiche non saranno sconfitte dall'aggiunta dei dazi. Invece, ciò le renderà solo più forti".
 

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