Alphabet, Meta e Berkshire: ecco perché inizieranno a pagare dividendi | Investire.biz

Alphabet, Meta e Berkshire: ecco perché inizieranno a pagare dividendi

22 gen 2023 - 09:00

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I tre colossi di Wall Street non hanno mai pagato dividendi nella loro storia. Ecco per quali ragioni e perché potrebbero presto o tardi cominciare a farlo

Uno degli elementi a cui gli investitori prestano maggiore attenzione quando devono acquistare un'azione in Borsa è se la società emittente distribuisce dividendi. Questo viene considerato come un sintomo di un buono stato di salute dell'azienda, oltre che di premura per remunerare gli azionisti.
 
Tuttavia, ciò va visto in un contesto più ampio. Non sempre una società che stacca le cedole risulta essere particolarmente solida. A volte, l'operazione può rientrare in una strategia più ampia di attirare gli investitori per nascondere qualche magagna. Allo stesso modo, non sempre una società che non paga i dividendi versa in cattive acque. Anzi, le società tecnologiche difficilmente distribuiscono gli utili tra gli azionisti, perché di norma preferiscono re-investirli nella crescita. Al più, utilizzano la liquidità di cassa per riacquistare le azioni, nell'ottica di far lievitare il prezzo.
 
Ad oggi a Wall Street, tra le Big Tech è raro vedere una società che remunera gli azionisti con i dividendi. Apple è una delle poche eccezioni, ma il rendimento non è altissimo, anche perché Cupertino preferisce effettuare operazioni di buyback. Stesso discorso vale per Microsoft, altra rara eccezione di grande azienda tech che paga le cedole.
 
 

Alphabet, Meta e Berkshire: pagheranno mai un dividendo?

Gli analisti sostengono che alcune grosse aziende che tradizionalmente non pagano le cedole dovrebbero cominciare a farlo. Tra queste figurano Alphabet, Meta e Berkshire Hathaway. Per quanto riguarda le due Big Tech, ci sono molti dubbi che il pagamento dei dividendi faccia venire meno opportunità di investimento per le aziende. Anzi, secondo gli esperti, se Alphabet e Meta decidessero finalmente di farlo, probabilmente il mercato lo prenderebbe come un segnale di fiducia. "È inevitabile che Alphabet e Meta paghino dividendi data la quantità di denaro che hanno nei loro bilanci e la redditività delle loro attività", afferma Mark Mahaney, analista di Evercore ISI. Infatti, stando ai dati del terzo trimestre 2022 Alphabet dispone di 116 miliardi di dollari di liquidità mentre Meta ha in cassa 42 miliardi di dollari.
 
Il punto, secondo l'esperto, non è se ma quando avverrà. A suo giudizio, c'è una probabilità del 50% che i due colossi si decidano nell'arco di cinque anni. Mahaney ritiene che l'attrazione verso queste aziende registrerebbe un'impennata. La dimostrazione deriverebbe dal fatto che società mature come Coca-Cola, PepsiCo e Protecter & Gamble hanno pagato dividendi per decenni con rendimenti oltre il 2% e le valutazioni sono più elevate rispetto alla maggior parte dei leader tecnologici che hanno una crescita più veloce.
 
Alphabet e Meta finora hanno puntato invece sui riacquisti. La società guidata da Sundar Pichai ha riacquistato 44 miliardi di dollari di azioni nei primi nove mesi del 2022 a un prezzo medio di 119 dollari per azione, con un premio di quasi 30 dollari rispetto alla quotazione attuale. Mentre, il gigante fondato da Mark Zuckerberg ha effettuato buyback nel 2021 per 45 miliardi di dollari a un prezzo medio di 330 dollari per azione, ossia quasi il triplo del prezzo attuale. 
 
Un'altra società che ha sempre mostrato ostracismo nei confronti dei dividendi e che non fa parte della schiera dei titoli tech, è Berkshire Hathaway. Probabilmente fin quando Warren Buffett sarà in vita, è difficile che assisteremo ad un cambio di rotta. Il 92enne Amministratore delegato dell'azienda ha sempre ritenuto che i dividendi siano inefficienti dal punto di vista fiscale, mentre sarebbe preferibile una crescita di valore delle azioni per ottenere denaro quando si ha bisogno di contanti.
 
Il conglomerato finanziario è seduto su oltre 100 miliardi di dollari di cash e ha il controllo su oltre 30 miliardi di dollari di utili annuali al netto delle tasse. Finora ha preferito utilizzare la liquidità in eccesso per riacquistare le azioni. Un dividendo dell'1% costerebbe a Berkshire poco più di 5 miliardi di dollari, ossia un importo gestibile, ovviamente nell'era post-Buffett. Secondo David King, direttore del Columbia Flexible Capital Income Fund, una mossa di questa portata attirerebbe un pubblico più ampio di investitori. "Ho la più grande ammirazione per il management, ma nessuno sosterrebbe che Berkshire non possa pagare finanziariamente un dividendo", ha affermato.
 
 

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